Rischio idrogeologico: comuni laziali a rischio, la campagna di Legambiente

 Sono quasi tutti a rischio idrogeologico (98%) e a forte rischio incendi (32%), ma sono in gran parte entro 20 chilometri dagli snodi autostradali (77%) e soprattutto alla rete ferroviaria (88%), che offre però un pessimo servizio pendolare. Inoltre attraggono gli stranieri residenti in Italia, il 5,1% dell’intera popolazione, indice di una maggiore facilità di integrazione“. Questi alcuni tratti distintivi dei piccoli comuni laziali, secondo l’ultimo dossier realizzato da Legambiente.
L’associazione ambientalista ha presentato il rapporto in occasione della settima edizione di “Voler Bene all’Italia“, organizzata da Legambiente insieme alla Provincia di Roma e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. “Dalle ore 9 alle 17 – precisa l’associazione in una nota – i piccoli comuni saranno celebrati nella Capitale con un evento speciale, lungo Via dei Fori Imperiali, dove i borghi del territorio metropolitano si presenteranno ai visitatori attraverso stand in cui esporranno le eccellenze della loro terra“.

Terremoti: i rospi prevedono il rischio sismico?

 Peccato non possano parlare, perché i rospi sapevano che L’Aquila sarebbe stata devastata da un sisma, ben cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile. I rospi (Bufo Bufo), che erano in piena stagione dell’amore e che sono scappati in tutta fretta dal loro sito di accoppiamento, possono infatti sentire un terremoto imminente, avvertendo mutamenti geomagnetici per le onde gravitazionali o cambiamenti nella concentrazione di certi gas. Testimone involontaria dell’evento, per una pura coincidenza di date, Rachel Grant della Open University di Milton Keynes, che da anni studia il comportamento riproduttivo dei rospi e che era impegnata in una delle sue ricerche a 74 chilometri dall’epicentro del sisma aquilano tra il 27 marzo e il 24 aprile 2009. L’insolita scoperta è stata riportata sul Journal of Zoology.

Rischio idrogeologico: bisogna aggiornare la mappa delle frane in Italia

 Aggiornare le mappe dell’Italia delle frane per rappresentare la situazione attuale di rischio delle aree più vulnerabili, aumentata a causa di deforestazioni, mancata manutenzione delle reti idrografiche, costruzioni incontrollate, piogge di tipo tropicale prodotte dai mutamenti climatici. Lo propone il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed ex Ministro dell’ Ambiente, Edo Ronchi. Per Ronchi bisogna, come misura di prevenzione da attivare immediatamente con un provvedimento d’urgenza, provvedere alla riclassificazione precisa delle aree a rischio di frane molto elevato.

I musei della natura: il museo del vulcano a Saint-Ours-les-Roches

 Inevitabilmente, i vulcani richiamano alla memoria il processo mai interrotto della formazione del pianeta. L’ idea di creare un centro di vulcanologia racchiude in sé un forte elemento rituale e simbolico, e acquista tanta più forza se si considera la scelta del luogo. Non una città, ma la natura: un paesaggio segnato dalla presenza ben visibile di attività vulcaniche , dominato da vulcani spenti.
Da qui nasce il Centro europeo del vulcanesimo, in Alvernia, che ha implicazioni sia scientifiche che emozionali.

Un tale museo non può che richiamare visitatori molto diversi tra loro per interessi, età e cultura.

IL PROGETTO DEL MUSEO DEL VULCANO
Il complesso è progettato come un luogo in cui vivere un’ esperienza e comunicare idee e percezioni connesse con il vulcano. Non vi è dunque distinzione tra edificio e ambiente circostante, né tra sottosuole e superficie o tra contenitore e contenuto.
I visitatori, per accedere al museo, devono seguire un sentiero processionale, poichè discendono un abisso, discendono nel mondo infero, diretti al centro della Terra: impossibile non evocare Jules Verne e l’ inferno di Dante, come pure il rapporto con il grembo materno e la cavità protettiva.