Pierluigi Bersani, a pochi giorni dai risultati delle elezioni 2013, ha lanciato un’idea piuttosto strana sul Ministero dell’Ambiente: la sua proposta è quello di cancellarlo e trasformarlo in un Ministero per lo sviluppo sostenibile, per concentrarsi principalmente sulla green economy.
L’intento di Pierluigi Bersani, almeno nel suo programma, è quello di dare la priorità alla green economy, da lui definita “il cuore del governo che ho in testa“. Tutti i Paesi europei stanno compiendo enormi passi avanti in questo ambito, Francia e Germania in primis. In molti, però, hanno dei dubbi sui punti esposti da Bersani, perché tutta questa attenzione nei confronti dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e di un’economia più verde, non era stata mostrata durante la campagna elettorale.
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esclusi dalla candidatura alle ultime elezioni del PD, hanno espresso tutte le loro perplessità:
L’idea preannunciata da Pierluigi Bersani di cancellare nel prossimo Governo il Ministero dell’ambiente, assorbendone le competenze in un fantomatico Ministero dello sviluppo sostenibile, se realizzata ci allontanerebbe ancora di più dall’Europa e dal futuro. L’ambiente, certo, è utilissimo all’economia e indispensabile per un’efficace strategia contro la crisi e per il lavoro, ma ridurlo a questo significa ignorare che per una quantità crescente di cittadini l’ambiente è prima di tutto qualità della vita, lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, tutela del paesaggio, difesa dei beni comuni. Per questo in tutti i Paesi europei c’è un Ministero dell’ambiente autonomo ed autorevole. La proposta del segretario del Pd dimostra una preoccupante incapacità di vedere che la cultura ecologica ha modificato in profondità il modo delle persone di intendere il progresso, il benessere, la stessa prosperità economica. Peraltro, vista l’arretratezza culturale e programmatica di buona parte della classe politica italiana, affidato alle cure di un superministro dello sviluppo, sia pure sostenibile, l’ambiente diventerebbe la foglia di fico per coprire e giustificare politiche vecchie e antiecologiche. Piuttosto, c’è da sperare che il futuro governo cambi radicalmente l’orientamento delle politiche energetiche, industriali, delle scelte in materia di infrastrutture. Due esempi per tutti: si rinunci all’inutile Tav Torino-Lione e si investano quei soldi per dare alle nostre città sistemi di trasporto pubblico di standard europeo, e poi si metta la parola fine ai programmi di trivellazioni petrolifere e invece si punti su efficienza energetica e fonti pulite. Queste sì sarebbero decisioni coraggiose e di vera svolta, che oltre a migliorare la qualità dell’ambiente porterebbero anche molto più lavoro.
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