Sono tante le specie animali che corrono il rischio di scomparire. Secondo le ultime ricerche, sarebbe a rischio circa il 15/40% delle specie che oggi sono già considerate a rischio, prevalentemente a causa dell’azione dell’uomo e dell’inquinamento. Ma una soluzione potrebbe esserci, anche se ha delle fotti implicazioni etiche.
In pratica, si tratterebbe di intervenire sul DNA delle specie attualmente in estinzione per rendere gli animali adatti a vivere anche in ambienti che non sono i loro habitat naturali. La proposta è stata fatta da Michael Thomas, che ha spiegato in un lungo articolo pubblicato su Nature il suo programma anti-estinzione.
Per Thomas e per gli studiosi che hanno contribuito alla nascita di questa idea, l’unica via possibile per salvare gli animali in via di estinzione è la loro modificazione genetica, in quanto con il passare del tempo ci saranno sempre meno luoghi adatti ad ospitare animali, soprattutto le specie che vivono in habitat molto specifici e delicati.
Il programma anti-estinzione consisterebbe in una ibridazione tra le specie più resistenti e quelle più delicate, in modo anche queste ultime possano sviluppare le capacità di sopravvivenza e adattamento degli ibridanti. La modificazione genetica è stata già utilizzata per migliorare la produttività e la resistenza di piante come i pomodori, ma finora non si è mai intervenuto in tal senso sugli animali.
Ed è questo il punto focale dalla questione: quali potrebbero essere gli effetti del’ibridazione tra animali? Per alcuni studiosi uno dei primi effetti potrebbe essere la comparsa di nuove specie, delle quali non si può prevedere l’impatto.