Golfo del Messico: gli animali uccisi sono molti di più di quelli stimati dal governo

 Il disastro ecologico del Golfo del Messico ha ucciso o fatto ammalare un numero di animali, domestici, selvatici e in via di estinzione, 200 volte superiore a quello stimato dal governo. La denuncia arriva dal Center for Biological Diversity, associazione ambientalista con sede a Tucson, in Arizona, che sottolinea come questo possa avere conseguenze sull’ammontare delle ammende che la BP dovrà versare per risarcire i danni ambientali provocati dalla fuoriuscita di petrolio da una delle sue piattaforme marine.
Nel corso di uno studio sull’impatto dell’incidente dell’associazione ambientalista si è evidenziato che il numero delle tartarughe marine ferite o uccise era di cinque volte superiore a quello ufficiale, 10 volte quello degli uccelli e 200 volte quello di varie specie di mammiferi marini. Molti di questi animali sono specie in via di estinzione.

Possum

 I possum sono dei Falangeriformi (Phalangeriformes), un sottordine dei Diprotodonti (Diprotodontia). Il sottordine comprende 64 specie di marsupiali nativi dell’Australia, Nuova Guinea e Sulawesi, sono oggi state introdotte in Nuova Zelanda e in Cina.
I possum sono dei quadrupedi diprodonti marsupiali dalle lunghe code.
Il nome comune deriva dalla loro somiglianza con l’opossum americano e, al contrario di altri nomi dati a specie australiane, questa somiglianza è confermata dai fatti: infatti le due famiglie hanno ascendenti comuni. Il possum è dotato di grosse ghiandole dietro le orecchie che sono responsabili del suo sgradevole odore.
Il più piccolo possum, o meglio il più piccolo diprodonte marsupiale è il Possum Pigmeo (Cercartetus lepidus) , un adulto misura in totale, testa più corpo, 70mm e pesa 10g che vive nella Tasmania. Il possum più grande è l’Orso Cuscus (Ailurops ursinus) che può pesare più di 7kg che vive nel Sulawesi.

Il coniglio Amami -parte seconda-

 Il coniglio Amami si nasconde durante il giorno per dormire. Questi conigli sono famosi per emettere delle grida di richiamo simile ai richiami dei pica (ocotone). Esiste solo un’altra specie di coniglio su 50 capace di emettere delle grida di richiamo.
Contrariamente ad altre specie di conigli che vivono in terreni scoperti, il coniglio Amami vive nelle foreste molto fitte, dove si nutre di vegetali.

Il coniglio Amami -parte prima-

 Il coniglio Amami o coniglio di Ryukyu (Pentalagus furnessi Stone, 1900) è un mammifero della famiglia dei Leporidae, il cui areale è circoscritto a due piccole isole dell’arcipelago Ryūkyū in Giappone. Il coniglio Amami è l’unica specie del genere Pentalagus. E’ considerato un animale a rischio di estinzione.

Il Coniglio di Fiume

 Il coniglio di fiume o coniglio fluviale, in inglese riverine rabbit (Bunolagus monticularis, Thomas 1903) è un mammifero della famiglia dei Leporidae, endemico della regione del Karoo (Sudafrica). È l’unica specie del genere Bunolagus. Un esemplare adulto di coniglio di fiume pesa 1.5-1.8 kg ed è lungo 35-45 cm, escluse la coda (7-10 cm) e le orecchie (10-12 cm).
Il coniglio di fiume ha una pelliccia color crema, più scura in corrispondenza della coda, si riconosce agevolmente per la presenza di una striscia bruno scura che va dall’angolo della bocca alla base delle orecchie.
Il coniglio di fiume è un erbivoro che si nutre di fiori e foglie della vegetazione ripariale che cresce lungo i corsi d’acqua stagionali del Karoo. Ha abitudini notturne e trascorre le ore diurne in tane poco profonde scavate al di sotto di cespugli. Conduce una esistenza solitaria, con areali distinti, anche se parzialmente sovrapposti, per i maschi e le femmine.
L’areale del coniglio di fiume è ristretto alle zone semidesertiche del Karoo centrale. Occupa una nicchia ecologica molto ristretta, costituita dalle zone prossime ai corsi d’acqua stagionali.

Solenodonte di Hispaniola -parte seconda-

 Il solenodonte è onnivoro, si nutre principalmente di insetti e ragni, che scova nel terreno frugando con la proboscide e scavando con le unghie, ma anche di vermi, piccole lucertole, radici, frutta e foglie.
I due sessi del solenodonte sono simili, i maschi hanno il pene non visibile e i testicoli nascosti in profondità delle cavità addominali. Le femmine vanno in calore in modo irregolare e apparentemente non correlato al cambio di stagione e possono avere due cucciolate da uno a tre piccoli per anno. Di solito sopravvivono solo due dei nuovi nati, che pesano da 40 a 55 grammi, perché la femmina ha solo due mammelle che si trovano vicino alle natiche dell’animale. I piccoli vengono svezzati dopo 75 giorni e, in alcuni casi, il giovane può rimanere con i genitori mentre nascono e vengono allevati altri piccoli successivi, aumentando il nucleo familiare fino ad un massimo di 8 individui per tana. In cattività possono raggiungere età superiore agli undici anni.
Il solenodonte si muove lentamente e non aveva predatori naturali, finché non sono stati introdotti da parte dei coloni europei cani, gatti e manguste come deterrente e mezzo di controllo per i topi che infestavano le piantagioni di canna da zucchero.

Solenodonte di Hispaniola -parte prima-

 Il Solenodonte di Hispaniola o Agouta (Solenodon paradoxus Brandt, 1833) è un mammifero della famiglia dei Solenodontidi, a cui appartiene un’altra sola specie vivente, il Solenodonte di Cuba (Solenodon cubanus).
Come la specie cubana, il Solenodonte di Hispaniola ha l’aspetto di un grande toporagno, del peso di circa un 1 kg. Il corpo, lungo mediamente 35 cm esclusa la grande coda squamosa che può misurare fino a 25 cm, è ricoperto da una pelliccia grossolana bruno-rossastra, più chiara nelle parti inferiori e negli arti, che terminano con 5 dita. La testa del Solenodonte di Hispaniola appare molto più grande rispetto al corpo ed è caratterizzata da occhi piccolissimi, segno di una vista sottosviluppata, e da orecchie di grandi dimensioni. Il muso si prolunga con una lunga proboscide sorretta da una bacchetta cartilaginea, nuda all’estremità e dalla cui base si dipartono numerose vibrisse. La bocca del Solenodonte di Hispaniola porta 40 denti ed è munita di una lunga lingua ovale. Il secondo incisivo inferiore è dotato di una stretta scanalatura attraverso cui viene iniettata sulla preda una saliva velenosa secreta dalle ghiandole sottomascellari. Oltre al morso velenoso il solenodonte ha delle ghiandole sotto le ascelle e all’inguine che secernono un odore tipo di capra.

Gli orsi della luna

 L’orso dal collare o orso tibetano (Ursus thibetanus Cuvier, 1823) è un mammifero carnivoro della famiglia degli Ursidae, conosciuto anche come Orso della luna.
Gli orsi della luna sono animali in via di estinzione in verità onnivori e la loro dieta dipende dalle stagioni, si nutrono prevalentemente di piante e frutti del bosco. Per guadagnare peso prima di andare in letargo, gli orsi della luna mangiano cibi ricchi di grassi come castagne, noci e ghiande. Occasionalmente gli orsi della luna predano piccoli roditori, formiche, pesci, uccelli e altri piccoli mammiferi. A volte si nutrono di carogne e possono cacciare bestiame.