In Cina il climatizzatore non inquina: energia fornita da un pannello solare termico

 Un climatizzatore alimentato con l’energia fornita da un pannello solare termico. La Shandong Vicot, un’azienda cinese, ha presentato ufficialmente un prototipo di questo innovativo sistema. Si tratta di un passo in avanti nell’industria della climatizzazione, verso produzioni più verdi e un atto dimostrativo della Cina decisa a percorrere la strada delle rinnovabili. In questo caso, il progetto è condiviso tra Cina e Usa, i cui ingegneri lavorano da anni alla sua realizzazione. E’ un progetto che presenta standard altissimi sia dal punto di vista delle prestazioni ambientali, che da quello del rendimento con un’efficienza di conversione raffreddamento e riscaldamento dell’85% e una potenzialità di utilizzazione dell’energia solare 27 volte superiore rispetto alla media di un sistema per la produzione di acqua calda.

Cancun: il clima al centro della 16/a conferenza Onu per il Cop16

 Limite al riscaldamento, verifiche delle emissioni e degli impegni e finanze sono gli elementi chiave delle fasi finali della 16/a Conferenza Onu per la lotta ai cambiamenti climatici (Cop16), a Cancun, in Messico. Due i testi sui quali i ministri dovranno alla fine dare il consenso, uno sugli obiettivi a lungo termine e uno su Kyoto.

Gli obiettivi a lungo termine
Limite al riscaldamento (1 grado – 1.5 gradi – 2 gradi) e concentrazione di 350 parti per milioni (oggi siamo a 394 ppm circa). Se venisse inserito, darebbe il via anche a procedure non solo di taglio delle emissioni, ma anche di cattura e stoccaggio di CO2; – Picco CO2 al 2015: andrebbe inserita la frase “il prima possibile” perché le previsioni per il 2015 parlano addirittura di quasi 450 parti per milione; – Risorse: si conferma il fondo da 30 miliardi di dollari entro il 2012 come deciso a Copenaghen ma, entro il 2020 il fondo da 100 miliardi di dollari l’anno non ha ancora fonti certe (si usa il termine “mobilitazione”). Si parla anche di un nuovo fondo finanziato con l’1,5% del Pil dei paesi industrializzati a partire da un certo anno.

Origini del Gatto

 Felis Silvestris Catus” è il nome latino con cui è conosciuto il gatto domestico, che appartiene al genere “Felis”. Il gatto domestico ha molte affinità con altre specie dello stesso genere: la lince, la tigre, il leone, la pantera.
I grandi felini (da Felis) in passato venivano annoverati nel genere “Panthera”, considerato a parte da quello dei medi e piccoli felini, per via della presenza di un piccolo osso presente alla base della lingua che gli consente di ruggire.

Piccoli e grandi felini
Un’altra differenza tra piccoli felini e grandi felini è rappresentata dal modo di fare le fusa: i piccoli felini possono fare le fusa in continuazione mentre i grandi felini devono fermarsi per riprendere fiato tra una vibrazione e l’altra.
Il ghepardo, a differenza del gatto e dei grandi felini, viene annoverato in una specie a parte, la “Acinonyx jubatus”, perché dopo poche settimane di vita non può più ritrarre le unghie che rimangono perennemente esposte come quelle dei cani.

Struttura fisica del gatto

 Il gatto è un mammifero, predatore notturno, carnivoro e la sua struttura fisica si è adattata a soddisfare i bisogni di un cacciatore di piccola o grande taglia.
Il gatto ha uno scheletro composto da circa 40 ossa in più di quello degli esseri umani, la maggior parte delle quali è nella colonna vertebrale e nella coda. Il gatto ha le clavicole piccole e uno sviluppo muscolare degli arti posteriori tale da permettergli di compiere grandi salti.
Il gatto può ruotare il capo quasi completamente, ha una vista acuta, l’iride si può dilatare al punto di far entrare la massima quantità di luce possibile e ha uno strato riflettente sul fondo dell’occhio che riflette qualsiasi raggio di luce non assorbito durante il suo passaggio attraverso l’occhio per utilizzarlo in un secondo tempo.

Udito e equilibrio
Le orecchie del gatto si muovono per percepire ogni suono anche il più debole, ha una capacità uditiva superiore e più precisa di quella di un essere umano. Non sente le tonalità basse che percepiscono i cani e gli esseri umani, ma percepisce le frequenze alte ad un livello superiore a quello dei cani e di un ottava e mezza in più a quella degli esseri umani.

Riserva Naturale Selva del Lamone – parte seconda –

 Nell’area protetta della Riserva Naturale Selva del Lamone, oltre ai vari tipo di querce, si trovano anche l’acero, il carpino nero e, nei punti più umidi e poco esposti al sole, il faggio che qui si trova ad un altitudine inferiore al limite medio per questa specie. Tra muschi e licheni dell’area protetta troviamo anche molte piante spinose tipo il biancospino, il prugnolo e il rovo, e tantissimi fiori colorati che sbocciano rigogliosi in primavera. Nella Selva del Lamone è possibile trovare numerose specie di orchidee.
I fitti boschi dell’area protetta della Riserva Naturale Selva del Lamone conservano intatta la biodiversità dei luoghi sia nelle parti boschive che in quelle più aride delle distese di rocce laviche che di quelle acquitrinose.
La biodiversità dell’area protetta della Riserva Naturale Selva del Lamone mantiene intatto il fascino di un territorio poco antropizzato, tutto da esplorare solo in parte da soli perché a volte è necessario contattare una guida della forestale.

Riserva Naturale Selva del Lamone – parte prima –

 Al confine tra Lazio e Toscana, in provincia di Viterbo, proprio sotto Pitigliano e sopra Farnese, adiacente alla media valle del fiume Fiora, poco distante dal lago di Bolsena, si trova una delle aree protette più selvagge, interessanti e meno conosciute del Lazio.
L’area protetta della Riserva Naturale Selva del Lamone è stata istituita con una legge regionale del 1994 e si estende per quasi duemila ettari nel territorio del comune di Farnese in provincia di Viterbo, che ne è l’ente gestore.
La Selva del Lamone è un bosco di querce fitto ed isolato che sorge su un territorio collinare di natura vulcanica lontano dai grandi centri abitati. Un’oasi di pace al confine tra Lazio e Toscana dove flora e fauna conservano intatte la biodiversità del territorio, tra colate laviche e resti di insediamenti preistorici.
L’area protetta della Riserva Naturale Selva del Lamone si trova tra i Monti Vulsini e il Monte Amiata, il suo substrato principale è costituito da rocce vulcaniche dal colore che varia dal grigio chiaro al rosso, formatesi con la deposizione e sedimentazione dei prodotti delle eruzioni del vulcano Vulsino, attivo tra gli ottocentomila e i cinquantamila anni fa.

La pietanza non avanza: a Torino le mense scolastiche recupereranno i pasti avanzati

 Dal prossimo gennaio 2011 i cibi rimasti integri e inutilizzati nelle mense delle scuole torinesi non rischieranno più di finire nei cassonetti dei rifiuti, ma verranno destinati a chi ha bisogno di un pasto caldo. E’ quanto previsto dal progetto sperimentale di recupero pasti ‘La pietanza non avanza – Gusta il giusto, dona il resto’.
L’iniziativa, promossa e finanziata dall’assessorato all’Ambiente della Regione Piemonte, in collaborazione con la Direzione regionale Sanità, il Servizio di Ristorazione Scolastica della Città di Torino, l’assessorato ai Servizi Sociali, la Divisione Ambiente del Comune di Torino, l’Associazione Banco Alimentare del Piemonte e la ditta Compass Group, si concluderà a fine anno scolastico e coinvolgerà nella prima fase di sperimentazione cinque scuole torinesi, per un totale di circa 1500 pasti al giorno.

EcoFuturArt: l’arte del riciclo fa pittura e scultura più vicine alla natura

Ha aperto la scorsa settimana, alla Galleria SpaziOttagoni di Roma, ‘EcoFuturArt‘, la mostra collettiva sull’uso del riciclo nella pittura e nella scultura. Scopo dell’esposizione, che restera’ in galleria fino al 12 dicembre, sara’ quello di mettere in rilievo l’importanza della sostenibilita’ come modus operandi dell’agire umano. Saranno Lara Cetta, Publia Cruciani, Stefania Di Filippo, Roberto Fois, Valerio Giacone, Costabile Guariglia, Marcello Paternesi Meloni, e Sabrina Ventrella gli artisti che, rinnovando e consacrando lo scarto, renderanno il materiale di riuso ‘nuovo tesoro’ atto al ricordo dei meccanismi naturali del mondo, ma anche denuncia di un sovrappiu’ incessantemente prodotto da una societa’ che antiteticamente crea soverchiando la natura.

I butteri

 Buttero deriva dal greco “boùtoros” (chi punge i buoi) è una sorta di custode di cavalli e buoi selvatici che in Italia troviamo in aree protette dell’Agro Pontino, della Campagna Romana, della Maremma di Lazio e Toscana.
Il mestiere del buttero era fino agli anni 1930 un mestiere importante e ambito ma oggi è praticato da poche persone e principalmente in aree protette di parchi e riserve statali e riserve regionali d’Italia. Il mestiere del buttero è legato al territorio selvaggio di aree protette specialmente acquitrinose dove la biodiversità si conserva intatta per favorire il pascolo libero di cavalli e bovini.
L’abbigliamento tradizionale del buttero comprende calzoni di fustagno, cosciali, giacca di velluto, cappello a falde larghe, pastrano e “mazzarella”, un bastone usato per stimolare cavalli e buoi.

I butteri dell’Agro Pontino
I butteri delle aree protette dell’Agro Pontino, della Campagna Romana e della Maremma di Lazio e Toscana usano delle selle dette “bardella”, “scafarda” e “sella col pallino”, tutte selle diverse da quelle che si vedono nei film di cowboy americani.

Alimentazione del gatto – parte seconda

 I gatti, a differenza dei cani, preferiscono fare più pasti di piccole quantità in un giorno, possono arrivare a mangiare fino a dieci o quindici volte al dì e preferiscono mangiare in piatti o ciotole poco profonde. I gatti amano avere ampia varietà di scelta di cibi e variare dieta nell’arco della settimana per esempio tra manzo, pollo, o coniglio o pesce. I gatti amano variare la loro dieta ed è bene alternare cibi diversi a seconda del gusto del vostro gatto.

Il gattino
Il gattino ha bisogno di un maggior apporto proteico ed energetico rispetto ad un gatto adulto a causa della crescita e dello sviluppo. La dieta del gattino deve avere un elevato contenuto proteico e lipidico: Anche la gatta in gravidanza e in lattazione necessita di un maggior apporto energetico e proteico, rispetto ad un gatto adulto in condizioni “normali”.