Il Coniglio di Fiume

 Il coniglio di fiume o coniglio fluviale, in inglese riverine rabbit (Bunolagus monticularis, Thomas 1903) è un mammifero della famiglia dei Leporidae, endemico della regione del Karoo (Sudafrica). È l’unica specie del genere Bunolagus. Un esemplare adulto di coniglio di fiume pesa 1.5-1.8 kg ed è lungo 35-45 cm, escluse la coda (7-10 cm) e le orecchie (10-12 cm).
Il coniglio di fiume ha una pelliccia color crema, più scura in corrispondenza della coda, si riconosce agevolmente per la presenza di una striscia bruno scura che va dall’angolo della bocca alla base delle orecchie.
Il coniglio di fiume è un erbivoro che si nutre di fiori e foglie della vegetazione ripariale che cresce lungo i corsi d’acqua stagionali del Karoo. Ha abitudini notturne e trascorre le ore diurne in tane poco profonde scavate al di sotto di cespugli. Conduce una esistenza solitaria, con areali distinti, anche se parzialmente sovrapposti, per i maschi e le femmine.
L’areale del coniglio di fiume è ristretto alle zone semidesertiche del Karoo centrale. Occupa una nicchia ecologica molto ristretta, costituita dalle zone prossime ai corsi d’acqua stagionali.

Solenodonte di Hispaniola -parte seconda-

 Il solenodonte è onnivoro, si nutre principalmente di insetti e ragni, che scova nel terreno frugando con la proboscide e scavando con le unghie, ma anche di vermi, piccole lucertole, radici, frutta e foglie.
I due sessi del solenodonte sono simili, i maschi hanno il pene non visibile e i testicoli nascosti in profondità delle cavità addominali. Le femmine vanno in calore in modo irregolare e apparentemente non correlato al cambio di stagione e possono avere due cucciolate da uno a tre piccoli per anno. Di solito sopravvivono solo due dei nuovi nati, che pesano da 40 a 55 grammi, perché la femmina ha solo due mammelle che si trovano vicino alle natiche dell’animale. I piccoli vengono svezzati dopo 75 giorni e, in alcuni casi, il giovane può rimanere con i genitori mentre nascono e vengono allevati altri piccoli successivi, aumentando il nucleo familiare fino ad un massimo di 8 individui per tana. In cattività possono raggiungere età superiore agli undici anni.
Il solenodonte si muove lentamente e non aveva predatori naturali, finché non sono stati introdotti da parte dei coloni europei cani, gatti e manguste come deterrente e mezzo di controllo per i topi che infestavano le piantagioni di canna da zucchero.

Solenodonte di Hispaniola -parte prima-

 Il Solenodonte di Hispaniola o Agouta (Solenodon paradoxus Brandt, 1833) è un mammifero della famiglia dei Solenodontidi, a cui appartiene un’altra sola specie vivente, il Solenodonte di Cuba (Solenodon cubanus).
Come la specie cubana, il Solenodonte di Hispaniola ha l’aspetto di un grande toporagno, del peso di circa un 1 kg. Il corpo, lungo mediamente 35 cm esclusa la grande coda squamosa che può misurare fino a 25 cm, è ricoperto da una pelliccia grossolana bruno-rossastra, più chiara nelle parti inferiori e negli arti, che terminano con 5 dita. La testa del Solenodonte di Hispaniola appare molto più grande rispetto al corpo ed è caratterizzata da occhi piccolissimi, segno di una vista sottosviluppata, e da orecchie di grandi dimensioni. Il muso si prolunga con una lunga proboscide sorretta da una bacchetta cartilaginea, nuda all’estremità e dalla cui base si dipartono numerose vibrisse. La bocca del Solenodonte di Hispaniola porta 40 denti ed è munita di una lunga lingua ovale. Il secondo incisivo inferiore è dotato di una stretta scanalatura attraverso cui viene iniettata sulla preda una saliva velenosa secreta dalle ghiandole sottomascellari. Oltre al morso velenoso il solenodonte ha delle ghiandole sotto le ascelle e all’inguine che secernono un odore tipo di capra.

Arriva la “Baufana” al Canile della Muratella di Roma

 In occasione della festa della Befana il Canile della Muratella di Roma effettuerà un’apertura straordinaria. Tutti i bambini di Roma sono invitati Giovedì 6 gennaio 2011, dalle ore 10 alle ore 20, al Canile Comunale di Roma Muratella (via della Magliana 856, di fronte alla Fermata Muratella del trenino che porta a Fiumicino) per una “Baufana” veramente speciale: tante adozioni, giochi, regali e soprattutto la Cagnolata-Tombolata dell’Epifania, la tombola dei canili comunali di Roma.
E’ un’iniziativa dell’Associazione Volontari Canile di Porta Portese (giunta alla sua seconda edizione) per sponsorizzare le adozioni nei canili comunali di Roma: una giornata al Canile della Muratella dove, dalle ore 10 alle ore 17, non solo si potrà visitare il canile/gattile ed adottare un cane o un gatto, ma si potrà anche giocare ad una tombola speciale, la “Cagnolata” appunto, dove invece dei numeri verranno chiamati i nomi le foto e le storie di 90 cani in cerca di adozione. Il tutto in compagnia di tanti nuovi amici, a due e a quattro zampe. Seduti ai tavoli, infatti, a partire dalle ore 15.30 e fino alle ore 20.00, anche una nutrita rappresentanza dei 1300 animali in cerca di adozione ospitati nelle quattro strutture comunali e banditori speciali, animalisti storici, esperti, giornalisti, testimonial e politici, che chiameranno a turno i nomi di questa tombolata così particolare.

Echidna -parte seconda-

 Le femmine delle echidna, ventidue giorni dopo l’accoppiamento, depongono un solo uovo dal guscio morbido e lo inseriscono direttamente nel marsupio. L’uovo si schiude dopo dieci giorni. Il piccolo echidna si nutre con il latte che fuoriesce dai pori di due sacche di latte, dato che i monotremi non hanno capezzoli, e rimane nel marsupio per 45, 55 giorni, finché non sviluppa gli aculei. La madre scava una tana nel terreno dove deposita il cucciolo di echidna che ha messo gli aculei e torna ogni cinque giorni ad allattarlo finché non raggiunge l’età di sette mesi e sarà svezzato. L’echidna vive in media sedici anni.
L’echidna maschio ha un pene a quattro teste. Durante l’accoppiamento le teste da un lato si chiudono e le loro dimensioni non crescono, mentre le altre due rilasciano il seme nell’organo riproduttivo femminile che ha due terminazioni. Ad ogni accoppiamento le teste usate precedentemente vengono sostituite dalle altre due.
Le echidna sono classificate in tre generi: Zaglossi (Zaglossus), che hanno tre specie viventi e due solo fossili; Tachiglossi (Tachyglossus) e il genere Megalibgwilia che esiste solo allo stato fossile.

Echidna -parte prima-

 L’echidna appartiene alla famiglia dei Tachiglossidi, è conosciuta anche con il nome di “formichiere spinoso”. I Tachiglossidi sono classificati come una famiglia di mammiferi ovipari inclusi, assieme agli Ornitorinchidi, nell’ordine dei Monotremi.
L’echidna è un piccolo mammifero oviparo coperto di peli ispidi e aculei, somiglia al porcospino e al formichiere del sudamerica. Il nome “echidna” deriva dal nome di un essere dell’antica Grecia, Echidna, figlia di Ceto e Forco, che ha le sembianze di donna con la parte inferiore del corpo a forma di serpente.
I Tachiglossidi vivono essenzialmente in Nuova Guinea (genere Zaglossus) ed in Australia e Tasmania (genere Tachyglossus). Si tratta di insettivori privi di denti e con il corpo ricoperto di peli e di aculei sul dorso. Le varie specie si differenziano principalmente per il colore del pelo e per la presenza di artigli. I due generi differiscono per la forma del cranio e per le dimensioni, 40 – 50 cm per i Tachiglossi e 55 – 78 cm per gli Zaglossi.

Godzilla contro le baleniere giapponesi -parte seconda-

 Le unità della flotta della Sea Shepherd Conservation Society hanno scoperto nell’ultimo giorno del 2010, alle ore 15 circa australiane, le baleniere giapponesi che si trovavano a 1700 miglia dalle coste sud orientali della Nuova Zelanda. Il capitano Paul Watson ha ordinato al Gojira (Godzilla) di proseguire il pattugliamento nella speranza di arrivare alla Nisshin Maru. In zona continuano ad operare anche la Steve Irwin e la Bob Barker, per intercettare e sabotare le baleniere. Gli attivisti della Sea Shepherd Conservation Society agiscono con grande cautela per evitare di essere colpiti e uccisi dal personale armato della Guardia Costiera giapponese che si trova a bordo delle baleniere o di essere speronati dalle navi che cacciano illegalmente le balene, dato che lo scorso anno la flotta della Sea Shepherd Conservation Society ha perso il catamarano Ady Gil, speronato dalla Shonan Maru 2.
Stiamo cercando la nave-fattoria perché se la troviamo possiamo bloccare la caccia alle balene” ha detto Jeff Hansen, il portavoce di Sea Shepherd, ai giornalisti in Australia. “Possiamo salvare da 10 a 12 balene al giorno se riusciamo a bloccare lo scivolo della nave-fattoria, questa nuova imbarcazione (il Godzilla) potrà avere un ruolo determinante nel fermare la flotta di baleniere giapponesi per tutta l’estate”.

Godzilla contro le baleniere giapponesi -parte prima-

 La Sea Shepherd Conservation Society ha scatenato Godzilla contro la flotta di baleniere giapponesi nel tentativo di intercettare le baleniere giapponesi e impedire l’uccisione delle balene.
Il nome dell’imbarcazione veloce e dall’aspetto aggressivo della Sea Shepherd Society è Gojira, il nome del famoso mostro marino risvegliato da un’esplosione atomica del film giapponese degli anni cinquanta, che in inglese è stato tradotto come Godzilla.
L’imbarcazione di 35 metri circa, Gojira (Godzilla), è stata varata a Fremantle in Australia e si è unita alla Steve Irwin e alla Bob Barker a Hobart dove tutte e tre le imbarcazioni hanno iniziato il loro viaggio per le acque dell’Antartide per aspettare l’arrivo della flotta di baleniere giapponesi.
Per fronteggiare il sabotaggio della flotta della Sea Shepherd Conservation Society il Giappone ha dotato ogni singola imbarcazione della flotta delle baleniere di membri armati della Guardia Costiera giapponese.
La Sea Shepherd Conservation Society ha anche un elicottero oltre alla flotta per sabotare la caccia illegale alle balene in acque internazionali della flotta di baleniere giapponesi e nel 2010 è riuscita ad intercettare e bloccare la flotta di baleniere giapponesi prima che uccidessero delle balene, ma non ha raggiunto al nave-fattoria della flotta giapponese, la Nisshin Maru.

Benvenuti nel 2011, anno Onu delle foreste. E’ allarme deforestazione

 Alla vigilia del 2011, Anno Onu delle foreste, non cessa l’allarme deforestazione, nonostante alcuni segnali positivi. Secondo gli ultimi dati, dal 2000 ad oggi ogni anno il Pianeta ha registrato una diminuzione del patrimonio foreste equivalente all’area di un paese come il Costarica. L’area verde oggi copre il 31% della superficie globale, ma interventi di riforestazione e la naturale espansione in alcuni paesi sono riusciti in una piccola parte a ridurre la perdita netta: si parla di circa 13 milioni di ettari perduti o convertiti ad altro uso negli ultimi dieci anni, rispetto ai 16 milioni del decennio precedente. Per questo anche nei negoziati Onu sul clima pesano la riforestazione nei paesi in via di sviluppo, la salvaguardia dei polmoni verdi rimasti, ma anche misure che portino beneficio alle popolazioni indigene.

Botti di capodanno pericolo per gli animali -parte seconda-

 Ogni anno sono tantissime le segnalazioni di cani smarriti dopo Capodanno” – ricorda Ilaria Innocenti responsabile LAV settore cani e gatti – “e numerosissimi gli ingressi nei canili, soprattutto di cani e gatti investiti dalle automobili, oltre, purtroppo, agli animali morti in seguito alla fuga dovuta al panico che si scatena in loro a seguito delle esplosioni”.
Per gli animali selvatici la mezzanotte del 31 dicembre è un momento d’inferno” – aggiunge Massimo Vitturi responsabile LAV settore caccia e fauna selvatica – “il rischio maggiore riguarda gli uccelli che vivono nei pressi delle aree urbanizzate”.
I rumori assordanti provocati dalle esplosioni dei “botti” di capodanno determinano negli uccelli che riposano sui posatoi notturni, spesso in colonie molto numerose, istintive reazioni di fuga che, unite alla mancanza di visibilità, causano la morte di molti di essi, soprattutto per eventi traumatici, derivanti dallo scontro in volo con strutture urbane (case, lampioni, automobili, ecc.).
La LAV fa appello al senso di responsabilità dei cittadini affinché scelgano di non sparare petardi e botti di qualsiasi tipo, consapevoli delle conseguenze che possono avere sulla sicurezza propria e degli altri, cani, gatti, animali domestici e selvatici compresi, e ha stilato una lista di consigli pratici per proteggere gli animali: