Animals United: un film d’animazione che fa riflettere sulla crisi ecologica del pianeta

 Per la prima volta sullo schermo tutti, ma proprio tutti, gli animali della terra decidono di unirsi per difendere un ecosistema sempre più a rischio. Dagli orsi polari che vedono il ghiaccio che si scioglie sotto le loro zampe, ai leoni e alle giraffe che in Africa rischiano di morire di sete, tutti quanti si mettono in marcia verso New York per partecipare e cambiare il programma della Conferenza Mondiale per l’Ambiente. La battaglia per l’evoluzione in 3D è appena cominciata. Il 21 gennaio uscirà nelle sale italiane il film di animazione ‘Animals United‘, diretto da Reinhard e Holger Tappe e liberamente ispirato al libro ‘La conferenza degli animali’ di Erich kastner. Il tema centrale del film, distribuito da Moviemax, è la crisi ecologica che caratterizza il nostro periodo storico e che vede la terra sempre più provata dalle attività umane.

Sperimentazione genetica sugli animali: in Gb i polli che non trasmettono l’aviaria

 La sperimentazione genetica sugli animali si sta diffondendo sempre di più. Gli ultimi in ordine di tempo sono i polli geneticamente modificati per prevenire il contagio dell’influenza aviaria. A creare i pennuti che non trasmettono il virus ai loro compagni di pollaio sono stati i ricercatori delle università di Cambridge ed Edimburgo. Il loro lavoro, finanziato dal Consiglio per le ricerche sulle biotecnologie e le scienze biologiche, è pubblicato su Science.
I polli – spiega Laurence Tiley, coordinatore del gruppo di Cambridge – possono ospitare virus capaci di ricombinarsi in microrganismi in grado di essere trasmessi all’uomo. Prevenire la diffusione del virus fra i volatili, dunque, dovrebbe ridurre l’impatto economico dell’epidemia e i rischi per gli esseri umani“. Non solo. La modificazione genetica ottenuta dagli scienziati “è un significativo passo avanti per ottenere polli completamente resistenti all’influenza aviaria“, sottolinea l’esperto.

Addestramento del cucciolo di cane -parte terza-

 Un altro importante passo nell’addestramento del cucciolo di cane è quello di abituarlo al collare e al guinzaglio per evitare che sia insofferente in futuro e che finisca per non saper stare al passo con voi e per tirare il guinzaglio e voi nella direzione che preferisce. Cominciate a mettere al cucciolo un collare soffice e sottile e fateglielo portare sempre finché si abitua. In un secondo tempo cominciate ad attaccare al collare del cucciolo di cane un guinzaglio leggero, lungo abbastanza da toccare il suolo e lasciate che lo porti per qualche giorno, poi cercate di prendere l’estremità libera del guinzaglio senza provocare un effetto “tiro alla funa”. Tenete il guinzaglio dritto e invitate il cucciolo di cane a camminare con voi.

Addestramento del cucciolo di cane -parte seconda-

 La prima cosa da insegnare al cucciolo di cane durante l’addestramento è il suo nome. Per far imparare il nome che avete scelto al vostro cucciolo di cane usatelo più volte. Pronunciate il nome che avete scelto per il cucciolo di cane in modo vivace così attrarrete la sua attenzione. Usate sempre il nome mentre state giocando con il cucciolo di cane, quando gli fate le coccole o quando gli date da mangiare, proprio quando state per mettere il cibo nella sua cioltola. Così facendo il cucciolo di cane capirà presto che quando voi o qualsiasi altra persona pronuncia quel nome vi riferite proprio a lui.
In questa fase dell’addestramento del cane dovete iniziare da subito a stabilire un canale di comunicazione non verbale con il cucciolo creando il contatto di sguardi.

Addestramento del cucciolo di cane -parte prima-

 L’addestramento del cucciolo di cane deve iniziare sin dal primo momento che entra a far parte della vostra famiglia. Un cane indisciplinato non sarà governabile e potrebbe diventare problematico o, in casi estremi, un pericolo per la vostra famiglia e per i membri della comunità dove vivete. Addestrare un cane non significa obbligarlo a fare tutto quello che volete. L’addestramento deve tenere conto del carattere del cane, delle attitudini della razza, e di molti altri fattori legati all’ambiente dove vive e ai compiti che deve assolvere. Quando è molto piccolo, prima che il cucciolo di cane ha cinque o sei settimane di vita, l’addestramento non è un vero e proprio addestramento ma consiste nel far abituare il cucciolo di cane all’ambiente familiare e soprattutto alla persona che dovrà identificare come “capo branco”. L’addestramento vero e proprio comincia dopo le cinque o sei settimane di vita del vostro cane.

Il bagno del cucciolo di cane -parte seconda-

 Una volta presa confidenza con l’acqua del bagno insaponate il corpo del cucciolo di cane con un sapone per cani e poi risciacquate. Cercate di far sentire sicuro e calmo il vostro cane mentre lo insaponate e fate in modo che l’esperienza del bagno diventi per lui piacevole. Passate poi a lavare la testa facendo attenzione a non far entrare sapone o acqua negli occhi del cane e sciacquate bene in modo delicato e accurato. Non usate mai un sapone per esseri umani per fare il bagno al vostro cane perché l’equilibrio chimico dell’epidermide del cane è diverso da quello degli esseri umani e un sapone poco adatto potrebbe seccargli la pelle. Una volta sciacquato bene il cucciolo di cane, asciugatelo prima tamponando con un asciugamano. Se la giornata è calda potete portarlo fuori il cane, ma solo se adulto, per finirlo di asciugare al sole e all’aria aperta. Se la giornata è fredda asciugate il cane, cucciolo e adulto con un phon usando la modalità di calore minima ed un getto d’aria non troppo forte. Se il cane è di razza a pelo lungo, spazzolatelo o pettinatelo mentre lo asciugate dopo aver fatto il bagno per fare in modo che i peli risultino più ordinati.

Il bagno del cucciolo di cane -parte prima-

 Il tempo dedicato al bagno del vostro cucciolo di cane è un tempo speso bene per voi e soprattutto per lui. Dovete abituare il cane sin da piccolo a fare il bagno per farlo abituare all’acqua e ai saponi. Fate il bagno al vostro cane solo quando ne ha bisogno perché se gli farete il bagno troppo spesso rischiate che i saponi rimuovano in modo eccessivo il grasso corporeo naturale del pelo facendolo così diventare secco e meno impermeabile. Per cominciare fate al cucciolo di cane uno o due bagni anche quando non è proprio sporco per farlo abituare sin da piccolo a farsi “maneggiare”.
Preparate la sala da bagno mettendo dell’acqua tiepida nella vasca o in una bacinella o in un contenitore della grandezza adatta a contenere il cane. Se il fondo è scivoloso mettete sul fondo della vasca o della bacinella o del contenitore scelto per il bagno, un tappeto di gomma. Immergete il cucciolo di cane nell’acqua delicatamente, accarezzandolo e rassicurandolo parlandogli dolcemente. In alcuni casi questa operazione può anche richiedere la presenza di due persone, almeno le prime volte, quando il cane non è ancora abituato al bagno.

Scoperto un nuovo tipo di coccodrillo preistorico -parte terza-

 Le forme più note, come Metriorhynchus, sono vissute tra il Giurassico medio e superiore e raggiungevano una lunghezza di tre metri. Tra le altre forme ben note, da ricordare Geosaurus, i cui resti fossili includono esemplari perfettamente conservati, e Dakosaurus, stranamente dotato di un muso corto e dai denti robustissimi. L’ultima forma ben nota, Enaliosuchus, risale al Cretaceo inferiore, circa 120 milioni di anni fa. Il Neptunidraco ammoniticus era diverso dai coccodrilli di oggi: era un animale marino, e non semi-acquatico, e probabilmente saliva sulla terraferma ben di rado. Era lungo circa 4 metri, con un corpo di forma idrodinamica e una coda più simile alla pinna di uno squalo che alla coda di un coccodrillo.
Si sospetta inoltre che il Neptunidraco ammoniticus fosse dotato di pinne. “Era così ben adattato alla vita marina che gli era impossibile sopravvivere fuori dall’acqua” spiega Andrea Cau, co-autore della ricerca e paleontologo dell’Università di Bologna. “Per certi versi, era più simile ad un delfino che ad un coccodrillo“.

Scoperto un nuovo tipo di coccodrillo preistorico -parte seconda-

 Il nuovo animale preistorico scoperto, il Neptunidraco ammoniticus, è il più antico rappresentante della famiglia dei metriorinchidi ( Metriorhynchidae), una specie di antichi coccodrilli marini che hanno abitato gli oceani per circa trenta milioni di anni prima di estinguersi. Questi rettili arcosauri simili a coccodrilli sono vissuti tra il Giurassico inferiore e il Cretaceo inferiore (190-120 milioni di anni fa). I loro resti sono stati rinvenuti in Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Russia, Cuba, Messico, Argentina e Cile.
Questi animali furono l’unico gruppo di arcosauri ad adattarsi completamente all’ambiente acquatico. Il corpo dei metriorinchidi divenne particolarmente allungato e del tutto sprovvisto dell’armatura dermica tipica dei crocodilomorfi; un adattamento, questo, per garantire una migliore idrodinamicità. Il muso era allungato e sottile, dotato di mascelle con denti acuminati, ma la caratteristica più distintiva dei metriorinchidi erano le zampe trasformate in vere e proprie pagaie; queste venivano utilizzate dall’animale per direzionarsi durante il nuoto. Il paio posteriore era relativamente allungato e strutturalmente simile a quello degli odierni coccodrilli.

Scoperto un nuovo tipo di coccodrillo preistorico -parte prima-

 Uno studio recente afferma che i fossili trovati in alcune lastre di calcare destinate a diventare dei piano da lavoro per le cucine italiane, sono quelli di una nuova specie di coccodrillo preistorico. I fossili erano stati trovati in un blocco di pietra calcarea della ditta della famiglia Pasini a Portomaggiore in provincia di Ferrara in Italia nel 1955 dopo che gli operai hanno tagliato un grande blocco di pietra in quattro lastre e hanno trovato le ossa intrappolate nella pietra. Il blocco di pietra calcarea proviene dalle cave di Sant’Ambrogio di Valpolicella, vicino a Verona. Nelle lastre si notano molto bene i denti e le robuste mandibole dell’antico animale preistorico e alle estremità delle lastre si notano alcuni frammenti più squadrati: le vertebre del collo del Neptunidraco ammoniticus. Un primo sopralluogo permette di identificare quei resti frammentari fossili come parte del cranio di un antico coccodrillo marino vissuto nel Giurassico, il Neptunidraco ammoniticus.
Quando il proprietario ha visto le ossa ha deciso di mettere da parte le lastre”, ha detto il co-autore dello studio Federico Fanti, un geologo del Museo Geologico Giovanni Capellini in Italia.