Lungo le coste e nelle parti antiche dei paesi dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano i cieli sono solcati dai voli di rondoni, rare rondini rossicce, balestrucci, topini, rondone pallido e rondini alpini. Alcune specie sono oggetto di specifici progetti di conservazione finanziati dall’Unione Europea come il progetto LIFE “Rapaci del Gargano” che ha tra gli obiettivi la tutela delle ultime coppie del lanario (Falco biarmicus), il più raro falcone presente sul Gargano, nonché di promuovere la costituzione di colonie di grillaio (Falco naumanni), capovaccaio (Neophron percnopterus) e gufo reale (Bubo bubo).
Tra i mammiferi dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano si trova principalmente il capriolo italico (Capreolus capreolus italicus), sottospecie subendemica del Gargano.
Natura e Animali
Parco Nazionale del Gargano -6-
Nelle zone umide dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano nidificano circa 46 specie di uccelli legati all’ambiente acquatico, tra cui la garzetta, l’airone rosso e cinerino, il basettino, il tarabuso, sgarza ciuffetto e la nitticora, il germano reale, l’alzavola, la marzaiola, la moretta tabaccata, il mestolone, il corriere piccolo, il fratino, il cavaliere d’Italia, la gallinella d’acqua, la folaga, lo svasso maggiore ecc. La consistenza di queste specie aumenta considerevolmente raggiungendo consistenze numeriche di 15000-30000 unità con specie come le oche selvatiche, granaiole, lombardelle, cigni, fenicotteri, mignattai, avocette, volpoche, canapiglie e morette, cormorani, varie specie di gabbiani e di mignattini, gruccioni e ghiandaie marine, ecc.
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Sulla costa dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano dominano invece le pinete di pino d’Aleppo, circa 7.000 ettari che si alternano alla macchia mediterranea, ricca di formazioni a lentisco, fillirea, erica multiflora e corbezzolo, con tutta la biodiversità tipica della pineta e della macchia mediterranea. Il Parco Nazionale del Gargano può essere considerato un’isola biologica. La parte più alta del promontorio, infatti, è stata isolata per un lunghissimo periodo preistorico, causa, questa, di fenomeni come: endemismi, tra cui: la rarissima vedovina di Dalla porta (Scabiosa dallaportae), la campanula del Gargano (Campanula garganica), la santoreggia (Satureja fruticosa italica), il citiso (Cytisus decumbens), l’enula (Inula candida), il cisto di Clusio (Cistus clusii),rara specie osservabile sulle dune di Lesina, il fiordaliso delle Tremiti (Centaurea diomedea) e l’erba ghiacciola (Mesembryanthemum nodiflorum); e il macrosomatismo, crescita abnorme delle specie vegetali, come il carrubo di 13 metri di circonferenza, nel parco di Pugnochiuso a Vieste, e il leccio, alto 17 metri, con 5 metri di diametro, presso il convento dei Cappuccini a Vico del Gargano.
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Il sottobosco delle foreste dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano è popolato da numerose specie botaniche che ne caratterizzano la biodiversità, tra le quali ricordiamo felci, rovi, rose canine, ciclamini, funghi eduli e velenosi. Sui pendii esposti al sole crescono i perastri, i melastri, i biancospini attorniati da cespugli di lentisco, ginepro, timo, rovi, fichi d’India ed il particolare “albero dei diavolo”, il carrubo.
Nella zona pedemontana dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano la vegetazione cambia radicalmente e così la sua biodiversità, predomina la steppa, ricca di fichi d’India, asfodeli, ferule, euforbie, iris; qui cresce un fungo molto particolare il Pleurotus eryngii. Il tutto è interrotto qua e là da oliveti, mandorleti, vigneti e campi di grano.
Parco Nazionale del Gargano -3-
Le zone umide dell’area protetta del Parco Nazionale del GarganoGargano e della Capitanata da sempre hanno suscitato un notevole interesse negli studiosi e negli appassionati, ponendosi fra le più importanti d’Italia oltre che per la biodiversità, per la varietà di ambienti anche per la posizione strategica sulle rotte migratorie degli uccelli acquatici tra l’Africa e l’Europa centro-orientale. Già nel Tredicesimo secolo l’Imperatore Federico II di Svevia rimase affascinato da questi ambienti palustri che gli ispirarono il famoso trattato “De arte venandi cum avibus”. L’area protetta del Parco Nazionale del Gargano ricopre un’estensione di circa 121.118 ettari, al cui interno ritroviamo una serie di habitat unici nel loro genere che conservano la loro specifica biodiversità.
Animali in vacanza: non solo Fido in spiagge ed hotel
Dai conigli ai furetti, dai criceti agli ermellini, dai coloratissimi pappagalli alle scimmie, dagli struzzi alle iguane, fino a tartarughe, porcellini d’India, salamandre e serpenti. Sono solo alcuni tra gli animali più inconsueti ospitati nelle strutture alberghiere italiane. E’ quanto emerge dal sondaggio condotto da ‘lastminute.com’, leader online nella prenotazione di viaggi e idee per il tempo libero, che ha intervistato oltre 1.000 albergatori italiani sulle abitudini e le stranezze dei clienti che soggiornano in compagnia di piccoli amici.
Gli hotel pet friendly
Il 70% degli hotel intervistati si è dichiarato pet friendly: le strutture ricettive – di ogni categoria, comprese quelle a quatto e cinque stelle – che accettano gli amici a quattro zampe sono dunque in forte aumento rispetto agli anni passati. Gli albergatori sono sempre più sensibili nei confronti dei turisti che viaggiano in compagnia di piccoli amici domestici, e per questo si stanno attrezzando per offrire servizi dedicati proprio a loro.
Parco Nazionale del Gargano -2-
La Foresta Umbra costituisce l’ambiente più rappresentativo delle aree interne dell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano, è un residuo della primigenia e millenaria selva del promontorio.
A dispetto delle devastazioni e dei dissennati disboscamenti degli ultimi tre secoli che hanno reso spoglie del manto forestale le pendici collinari e montane del Gargano, la Foresta ha conservato quasi intatto il suo maestoso e imponente rigoglio vegetativo con ricca varietà di specie e forme alborie e arbustive e la sua biodiversità. Le attribuzioni del nome alla Foresta Umbra si perdono nella notte dei tempi e tutte, se pur accettabili, sono insufficientemente comprovabili e non forniscono una chiara lettura della denominazione.
Camaleonte -3-
Alcune specie di camaleonti, ma non tutte, possono mutare il colore della pelle. A differenza delle credenze popolari, però, il fine del mutamento di tonalità non è la mimetizzazione, ma la manifestazione di determinate condizioni fisiche o fisiologiche, o di stati emozionali come la paura. Ad esempio durante i combattimenti questi animali assumono, in genere, tonalità più vivaci, come forma di minaccia nei confronti dell’avversario. Infine, influiscono sulla colorazione anche la temperatura e le condizioni di luce.
Il cambiamento di colore di questi rettili è dovuto da alcuni strati di cellule specializzate che si trovano sotto la pelle trasparente dell’animale. Le cellule poste nello strato superiore contengono pigmenti gialli e verdi.
Camaleonte -2-
La maggior parte delle specie di camaleonti si trovano in Africa, due terzi nel solo Madagascar, e in altre regioni tropicali, sebbene vi siano camaleonti anche in alcune zone dell’Europa meridionale (Andalusia, Sicilia e Grecia), nello Sri Lanka, in India e Asia Minore. Nelle Hawaii, in California e in Florida sono state introdotte dall’uomo popolazioni di Camaleonti di Jackson.
Questi rettili sono specie principalmente arboree, ma possono anche vivere nei cespugli o, per le specie più piccole, nell’erba. Diverse specie di camaleonti si sono adattate a diversi habitat, dalla foresta pluviale e tropicale alla savana fino alle zone semi-desertiche e steppose.
Tutte le specie di questi rettili sono diurne, e principalmente attive al mattino e nel tardo pomeriggio. I camaleonti sono molto lenti nei movimenti, e accompagnano i loro passi con un caratteristico ondeggiamento avanti e indietro.
Salvo il giovane cervo finito nel Naviglio di Corsico a Milano
Ci sono volute 3 squadre dei vigili del fuoco, aiutati dagli operatori dell’Enpa, per recuperare un cervo finito, nella tarda serata di martedì sera del 19 aprile, nel Naviglio Grande di Corsico, vicino Milano. L’animale, un esemplare maschio di 120 kg, è stato tratto in salvo dopo ore di lavoro.
Una volta riportato a riva, dopo essere stato con grandi difficoltà imbragato, il cervo, tenuto al caldo sotto coperte termiche a bordo strada, ha dovuto aspettare quasi 5 ore, affinché si trovasse un mezzo adatto per il trasporto. «E’ incredibile come si evidenzi ancora una volta la totale assenza di un impegno reale per garantire l’incolumità in casi di soccorso agli animali come in queste occasioni» ha dichiarato Ermanno Giudici, presidente dell’Enpa di Milano e capo nucleo delle Guardie Zoofile dell’Enpa.