Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano -parte quarta-

 Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è una riserva di Biosfera MAB-UNESCO. Il Comitato Consultivo sulle Riserve della Biosfera del Programma MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO, nella riunione tenutasi a Parigi tra il 9 ed il 10 giugno del 1997, ha inserito all’unanimità nella prestigiosa rete delle Riserve della Biosfera il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il concetto di Riserva di Biosfera, introdotto nel 1974 dal “Gruppo di lavoro del Programma MAB sull’Uomo e la Biosfera” dell’UNESCO, fu messo in atto nel 1976 con l’attivazione della “Rete Mondiale di riserve di Biosfera” ritenuta la componente chiave per realizzare l’obiettivo del MAB: mantenere un equilibrio, duraturo nel tempo, tra l’Uomo ed il suo Ambiente attraverso la conservazione della diversità biologica, la promozione dello sviluppo economico e la salvaguardia degli annessi valori culturali, per favorire uno sviluppo ecosostenibile.

Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano -parte terza-

 La fauna del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano è assai diversificata in virtù dell’ampia varietà di ambienti presenti sul territorio, ciò contribuisce alla tutela e al rispetto della biodiversità e dell’ambiente.
Aree costiere e montane, fiumi impetuosi e ruscelli, rupi e foreste, determinano altrettante comunità faunistiche del parco naturale dove spesso emerge la presenza di specie di alto valore naturalistico. Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane del Parco Nazionale del Cilento e vallo di Diano sono frequenti l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) e le sue prede d’elezione: la Coturnice (Alectoris graeca) e la Lepre appenninica (Lepus corsicanus). La presenza di queste due ultime specie è biologicamente importante in quanto rappresentano popolazioni autoctone appenniniche, oramai estinte in buona parte del territorio.

Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano -parte seconda-

 La flora del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano consta circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee. Tra di esse circa il 10% rivestono una notevole importanza fitogeografica essendo Endemiche e/o rare. La più nota di queste specie, e forse anche la più importante, è la Primula di Palinuro (Primula palinuri), simbolo del Parco, specie paleoendemica a diffusione estremamente localizzata.
Nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, per la sua posizione baricentrica nel Bacino del del Mediterraneo, sono presenti entità tipicamente meridionali di ambienti aridi al loro limite superiore di espansione insieme a specie, a distribuzione prettamente settentrionale, che qui raggiungono il limite meridionale del loro areale analogamente a quelle ad areale tipicamente orientale od occidentale.

Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano -parte prima-

 Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è il secondo parco in Italia per dimensioni, si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano, comprendendo le cime degli Alburni, del Cervati e del Gelbison, nonché i contrafforti costieri del M. Bulgheria e del M. Stella.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è una riserva naturale molto estesa ed eterogenea dove la natura e la biodiversità sono protette e tutelate, le caratteristiche ecologiche del territorio alternano ambienti praticamente inalterati ad aree fortemente antropizzate con centri urbani e valli densamente popolate.

Cameron cambia idea: salva la foresta di Sherwood

 Stop alla vendita delle foreste: Robin Hood è salvo. Il governo di David Cameron ha fatto dietrofront sul progetto di vendere 258 mila ettari di boschi demaniali tra cui parte della celeberrima foresta di Sherwood, teatro delle avventure del brigante gentiluomo che rubava ai ricchi per dare i poveri. Il voltafaccia di Cameron è il più clamoroso da quando in maggio la coalizione a guida Tory si è insediata a Downing Stret. Lo ha annunciato alla Camera dei Comuni il ministro dell’ambiente Caroline Spelman: “E’ chiaro che il pubblico e gli esperti non sono d’accordo“, ha detto assumendosi “la piena responsabilità” del progetto fallito.

Recupero dei territori montani: verso un programma nazionale di ricerca per la montagna

 Appello per l’avvio di un Programma nazionale di ricerca per la montagna che favorisca “la ripresa e lo sviluppo dei territori montani“, aree del Paese che contribuiscono per il 16,1% alla produzione del reddito nazionale e che, nonostante la duplice vocazione turistico-agricola e industriale, stanno registrando un progressivo abbandono delle popolazioni in favore delle aree costiere e metropolitane. L’appello per un programma nazionale di ricerca a sostegno delle aree montane sarà lanciato domani, a Roma, da politici, amministratori locali e centrali, ricercatori ed esperti di montagna nel corso del convegno ‘La ricerca italiana a supporto delle politiche per la montagna’, organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche.

Area attrezzata Ponte del Diavolo -parte seconda-

 L’Area Attrezzata Ponte del Diavolo è inserita nel Parco regionale La Mandria, un’area protetta regionale istituita nel 1978 per tutelare l’ambiente e la biodiversità di quel territorio della Regione Piemonte. Il Parco La Mandria rientra tra i siti dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Il Ponte del Diavolo è incastrato tra due versanti contrapposti: quello del Monte Buriasco. esposto a sud, e quello, prospiciente, del Monte Basso, con esposizione ovest-nord-ovest. La diversa esposizione dei due versanti determina alcune variazioni nella composizione della flora, più omogenee sono forse le pendici del M. Basso e più varie quelle del M. Buriasco.

Area attrezzata Ponte del Diavolo -parte prima-

 L’area attrezzata Ponte del Diavolo si estende per circa 30 ettari, è stata inserita nel sistema dei Parchi Regionali con la legge della Regione Piemonte n. 27 del 14 giugno 1993 che, unitamente alla Zona di Salvaguardia della Stura di Lanzo, la integra al Parco regionale La Mandria, già istituito nel 1978, per tutelare l’ambiente e la biodiversità, le caratteristiche naturali, paesaggistiche e storiche dell’area anche mediante interventi di riqualificazione ambientale; conservare gli aspetti culturali ed architettonici presenti nel luogo, garantendone il recupero e la valorizzazione; salvaguardare gli elementi geologici presenti con particolare riferimento alle formazioni denominate “marmitte dei giganti” e organizzare il territorio per la fruizione a fini ricreativi, didattici e culturali.

Parco dell’Etna -parte terza-

 L’universo vegetale dell’Etna si presenta caratterizzato da un insieme di fattori tra i quali ha un ruolo predominante la natura vulcanica della montagna. La flora del Parco dell’Etna, estremamente varia e ricca, condiziona il paesaggio offrendo continui e repentini mutamenti; ciò dipende dalla diversa compattezza e dal continuo rimaneggiamento del substrato ad opera delle colate laviche che si succedono nel tempo, nonché dal variare delle temperature e delle precipitazioni in relazione all’altitudine ed all’esposizione dei versanti. Partendo dai piani di altitudini più basse, dove un tempo erano le foreste di leccio, ora si trovano vigneti, noccioleti, boschi di querce, pometi e castagni. Intorno ed anche oltre i 2.000 metri troviamo il faggio che, in Sicilia, raggiunge il suo limite meridionale e la betulla che è considerata dalla maggior parte degli autori un’entità endemica.

Parco dell’Etna -parte seconda-

 L’Etna rappresenta una speciale “finestra astenosferica” causata dal processo di convergenza litosferica tra l’Africa e l’Eurasia e la sua evoluzione strutturale e profondamente legata alla geodinamica del bacino del Mediterraneo. Con i suoi 135 km di perimetro, si è sviluppata, modificata, distrutta e ricostruita attraverso una molteplicità di eventi geologici che si sono succeduti nel corso di molte decine di migliaia di anni. L’inizio dell’affascinante storia dell’Etna è del Pleistocene medio-inferiore: 570000-600.000 anni fa, quando hanno avuto luogo le prime manifestazioni eruttive. In quel tempo, l’area nella quale siamo soliti vedere gli abitati di Acicastello, Acitrezza, Ficarazzi era occupata da un ampio golfo marino interessato da un’intensa attività vulcanica sottomarina.