Oltre il limite delle foreste del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si incontrano il ginepro nano (Juniperus communis nana), di forma prostrata, e relitti della brughiera nordica come il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e l’uva ursina (ArctostaphyIos uva-ursl), che rivelano la presenza, in tempi passati, di uno strato superiore di vegetazione a conifere.
Le praterie di altitudine, che insieme a prati e radure ricoprono oltre il 30% della superficie complessiva del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sono tipiche della parte alta delle montagne e. occupano creste e sommità intorno ai 1.900-2.000 metri di quota. Qui la vegetazione è composta prevalentemente da diverse specie di Graminacee e Ciperacee cui si accompagnano nella bella stagione la genziana maggiore e tantissime altre specie: genziane, genzianelle, primule, ciclamini, viole, anemoni, scilie, gigli, orchidee, sassifraghe, ranuncoli, asperule, dentarie, ofridi, ellebori, epatiche.
Aree Protette e Parchi
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise -parte seconda-
Lungo i versanti e le valli del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si possono ammirare le impronte delle glaciazioni che hanno lasciato ai nostri giorni circhi glaciali, morene e massi erratici sui Monti della Meta, sul Marsicano e sul Greco. La morfologia del territorio è molto complessa ed elaborata, per cui nel contesto dei rilievi montuosi si aprono ampi altipiani come la distesa di Pescasseroli o suggestivi pianori carsici come quello delle “Forme” in comune di Pizzone e quello di “Campitelli” in comune di Alfedena, incassati nella ripida cordigliera delle Mainarde. Nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si estende la Camosciara molto simile, nell’aspetto e nella struttura, alle montagne dolomitiche, che racchiude nel proprio contesto la zona di Riserva Integrale.
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise -parte prima-
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è stato istituito l’11 settembre 1922 ed è stato riconosciuto ufficialmente l’11 gennaio 1923.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è il più antico dei parchi della montagna appenninica ha avuto un ruolo fondamentale nella conservazione di alcune delle specie più importanti della grande fauna italiana: orso bruno marsicano, camoscio d’Abruzzo e lupo. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è coperto per due terzi da faggete, una delle maggiori estensioni continue di tutto l’Appennino, che permettono la presenza di molte specie di animali volatili come il picchio di Lilford. Sono state reintrodotte nel parco alcune specie animali come il cervo e il capriolo che, assieme al ritorno del cinghiale hanno permesso la ricostituzione delle catene alimentari originarie che permettono ai grandi predatori di sopravvivere.
Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano -parte seconda-
L’Appennino Tosco-Emiliano è stato una formidabile cerniera tra il Nord padano, la penisola e il mare di Luni. Ed è proprio andando a sollevare il velo della cultura materiale ancora ben viva e presente a cavallo della terra toscana e quella emiliana, che è possibile percepire che cosa unisce oggi i popoli residenti nel Parco Nazionale, riconoscere a tavola quali sono stati i travasi secolari in termini di enogastronomia e di tradizioni. Componenti cardine di questa tavola sono la “cultura del Parmigiano-Reggiano” di montagna per il versante emiliano, la “cultura del castagno” ampiamente rappresentata nei versanti di Garfagnana e Lunigiana, e la “cultura del testo”, il disco piatto utilizzato per la cottura sul fuoco che caratterizza la cucina appenninica dell’alta Toscana.
Una conferma della straordinaria ricchezza di prodotti agroalimentari di qualità in questo territorio è rappresentata dall’elenco di prodotti a marchio DOP e IGP, di valore nazionale ed europeo, dei prodotti agroalimentari tradizionali e dai Presidi Slow Food.
Tra i funghi presenti nel Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano il più noto è il Porcino (Boletus edulis) che cresce nei boschi cedui a fine estate e in autunno, essiccati o freschi, entrano a far parte di tutti i menu tradizionali di montagna.
Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano -parte prima-
Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano è il più recente tra i parchi nazionali italiani: è stato infatti istituito con decreto del Presidente della Repubblica il 21 maggio 2001 e comprende due parchi regionali e quattro riserve naturali statali.
Il Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano si trova a cavallo tra la Regione Toscana ed Emilia Romagna, comprende le porzioni di crinale appenninico delle province di Lucca, Massa Carrara, Parma e Reggio Emilia tra le valli del Dolo, dell’Asta, del Secchia, dell’Enza, del Cedra, del Bratica e del Parma sul versante emiliano e per la Toscana tra le valli del Taverone e del Rosaro.
Il territorio del Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano interessa una superficie di 26.149 ettari, comprende i passi della Cisa e delle Forbici, i crinali boscosi che separano la Toscana dall’Emilia e lasciano il posto a un ambiente di vera montagna. Le vette dell’Alpe di Succiso, del Monte Prado e del Monte Cusna superano i 2000 metri, le foreste lasciano il posto alle rocce, ai laghi e alle praterie d’alta quota. Più in basso, sul versante emiliano, l’arcigna Pietra di Bismantova domina il paesaggio con le sue pareti verticali.
Le Cesine, la riserva naturale Wwf divenuta il paradiso del birdwatching
Il paradiso dei ‘birdwatchers’ è la Riserva naturale dello Stato Le Cesine, in Salento, gestita dal WWF dal 1980. A stabilirlo una votazione quasi ‘plebiscitaria’ (500 su 650) organizzata da EBN Italia, l’associazione nazionale che si dedica alla promozione dell’attività di osservazione degli uccelli (birdwatching) www.ebnitalia.it.
Riserva naturale dello Stato Le Cesine
L’Oasi 2010 è stata scelta dagli specialisti di ornitologia come luogo ideale in cui poter dar sfogo alla propria passione grazie ai suoi paesaggi spettacolari e la ricchezza di specie che vi sostano. Fenicotteri, aironi, anatre selvatiche sono alcune delle ‘chicche’ ornitologiche che gli appassionati possono osservare in natura.
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise -parte sesta-
Nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, tra le vipere oltre alla comune aspide (Vipera aspis), più rara e localizzata è la vipera dell’Orsini (Vipera ursinii) che si alimenta prevalentemente di insetti.
Va inoltre segnalato il colubro liscio (Coronella austriaca) e, nei luoghi più freschi l’orbettino(Anguis fragilis) e la biscia dal collare (Natrix natrix lanzai). Tra i lacertidi sono presenti la lucertola (Lacerta muralis) e il ramarro (Lacerta viridis).
Numerose sono le specie di uccelli, tra cui il posto d’onore spetta all’Aquila reale (Aquila chrysaetos), che abita le creste di montagna più alte ed inaccessibili. Nel Parco Nazionale d’Abruzzo, lazio e Molise sono presenti due o tre coppie di Aquila reale che possono essere facilmente avvistate mentre sorvolano le creste dei monti, le valli e le vette alla ricerca di prede.
Benvenuti nel 2011, anno Onu delle foreste. E’ allarme deforestazione
Alla vigilia del 2011, Anno Onu delle foreste, non cessa l’allarme deforestazione, nonostante alcuni segnali positivi. Secondo gli ultimi dati, dal 2000 ad oggi ogni anno il Pianeta ha registrato una diminuzione del patrimonio foreste equivalente all’area di un paese come il Costarica. L’area verde oggi copre il 31% della superficie globale, ma interventi di riforestazione e la naturale espansione in alcuni paesi sono riusciti in una piccola parte a ridurre la perdita netta: si parla di circa 13 milioni di ettari perduti o convertiti ad altro uso negli ultimi dieci anni, rispetto ai 16 milioni del decennio precedente. Per questo anche nei negoziati Onu sul clima pesano la riforestazione nei paesi in via di sviluppo, la salvaguardia dei polmoni verdi rimasti, ma anche misure che portino beneficio alle popolazioni indigene.
Parco Nazionale dello Stelvio affidato a Bolzano, Trento e Regione Lombardia
Il Consiglio dei ministri ha dato via al nuovo assetto amministrativo del Parco nazionale dello Stelvio, la cui gestione passa alle Province autonome di Bolzano e Trento e alla Regione
Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese
Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano–Val d’Agri-Lagonegrese è un’estesa area protetta interamente compresa nel territorio della Basilicata, il cui perimetro comprende alcune delle cime più alte dell’Appennino Lucano, richiudendo a ventaglio l’alta valle del fiume Agri. Posto a ridosso dei Parchi Nazionali del Pollino e del Cilento ne rappresenta un area di raccordo e di continuità ambientale.
Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano–Val d’Agri-Lagonegrese è il Parco Nazionale più giovane d’Italia, istituito con D.P.R. dell’ 8 dicembre 2007. Il Parco Nazionale ha una notevole estensione longitudinale, questa sua caratteristica ne fa un’area ricca di una serie di interessanti biotopi, che vanno dalle fitte faggete delle alture, al caratteristico abete bianco, fino alle distese boschive che si alternano a pascoli e prati.
Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano ospita al suo interno tante aree coltivate che dimostrano che l’antropizzazione non invasiva consente uno sviluppo armonico tra essere umano e natura e garantisce la tutela della biodiversità ed uno sviluppo sostenibile. La presenza dell’essere umano nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano è presente fino dall’antichità come dimostrano l’area archeologica di Grumentum e numerose mete religiose e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano si presenta come uno splendido crocevia di tradizioni, arte e cultura.