Emergenza radiazioni in Giappone: aumenta la fobia del nucleare in Europa

di Redazione 71 views0

 L’Europa teme l’apocalisse nucleare giapponese, un po’ per la salute, un po’ per la psicosi, molto per i costi. Percepisce la paura dei cittadini per una catastrofe che potrebbe – come sostengono in Francia e Russia – persino essere peggiore di Chernobyl. Cosi’ Nicolas Sarkozy, che guida un paese fondato sull’energia nucleare, chiede che il G20 si riunisca per immaginare le opzioni alternative. Ma intanto i politici europei, a parte Angela Merkel (che deve fare i conti con un partito verde arrivato in Germania al 18% nei sondaggi) non riescono a pensare un futuro senza energia atomica: anche perche’ il costo della rinuncia rischia di diventare insostenibile a breve termine.

Gli effetti sui prezzi di gas e petrolio
Il fatto stesso che il Giappone abbia dovuto spegnere i suoi impianti fara’ schizzare in alto i prezzi del gas. E gli effetti sulle quotazioni del petrolio, stando alla stima del ministro delle finanze russo, saranno devastanti: il barile potrebbe arrivare a 150-200 dollari.

Gli effetti a lungo termine
A lungo termine la situazione non e’ migliore. Il perche’ lo spiegano a Bruxelles: la stessa Germania che nel 2050 punta a ricavare l’80% della sua energia dalle fonti rinnovabili, non ha una rete di distribuzione adeguata. Al punto che non esiste, rivela una fonte, una linea diretta che unisca l’off-shore a Monaco di Baviera. Solo per adattare la rete europea alle ‘rinnovabili’ serviranno, secondo una proposta che la Commissione europea presentera’ a giugno prossimo, serviranno investimenti dell’ordine di 200 miliardi di euro.

L’immobilismo dell’UE
Cosi’ ecco che la Ue da una parte piange i morti, dall’altra raccomanda di fare i controlli sui (pochi) alimenti importati ed intanto si prepara a fare i conti con un futuro ancora tutto da decifrare. Lunedi’ e’ stato convocato un consiglio straordinario dei ministri dell’Energia per capire come affrontare il mix delle crisi libica e giapponese. Mix che sara’ affrontato anche nell’affollato ordine del giorno del vertice europeo del 24-25 marzo.

Le posizioni nazionali sul nucleare
Intanto i governi nazionali sul nucleare non cambiano idea. Tutti pronti a fare i test di resistenza, ma non a seguire l’esempio della Merkel che in Germania chiude sette centrali. Sull’energia atomica non cambiano idea a Palazzo Chigi, dove il piano nucleare deve andare avanti nonostante i veti annunciati da tutti i governatori regionali. Ma magari ci si augura che alla fine sia ”una riflessione europea” (invocata tanto dal ministro Romani quanto dal vicepresidente della Commissione europea Tajani) a dare la linea. Certamente non cambiano idea in Francia, dove con l’atomo si copre l’80% dei bisogni e dove il ministro Besson continua a definire – senza concessioni al contradditorio – ”il nucleare civile un vantaggio”. Neppure in Gran Bretagna, dove il premier Cameron e’ convinto che l’atomo debba continuare a far parte del mix energetico del Regno sia pure ”imparando la lezione del Giappone”. Cosa che non sembra interessare Medvedev e Erdogan, che proprio oggi da Mosca annunciano che entro un paio di mesi partira’ la costruzione della centrale turca di Akkuyu. In piena zona ad altissimo rischio sismico.

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