Le scoperte di giacimenti colossali di gas sui fondali profondi del Mediterraneo “hanno scatenato una caccia al tesoro” che rischia di danneggiare “inevitabilmente ambienti unici per la biodiversità marina, protetti in base a convenzioni internazionali“. L’allarme arriva dal Wwf che ricorda come la più recente trivellazione, “quella del giacimento ‘Leviatano’, il più grande del mondo, a 135 km al largo della costa di Israele, è avvenuta in acque cosiddette profonde e su fondali dalle caratteristiche uniche“. Ma per gli ambientalisti “lo stesso si può dire dei giacimenti di gas trovati nelle acque antistanti il Delta del Nilo, a 80 km a nord-ovest di Alessandria“.
“In queste due aree -sottolinea il Wwf- vivono comunità di spugne di acque profonde, vermi, molluschi e coralli di acqua fredda. Per questo motivo, nel Mare di Levante dove è situato il primo giacimento, vige una limitazione della pesca a strascico sotto i 1000 metri di profondità proprio per proteggere le specie di acque profonde“.
Aree protette e standard di tutela ambientale
“Esistono anche due aree -prosegue l’associazione ambientalista- dove la pesca è vietata per gli stessi motivi. Nella zona antistante il Delta del Nilo prospera una comunità biologica la cui sopravvivenza dipende proprio dalle strutture che si sono nel tempo formate in funzione delle esalazioni dei gas dal fondo del mare e per questo motivo definite ‘aree del Mediterraneo specialmente protette dalla Convenzione di Barcellona’ (Aspim)“. Per questo scenario il Wwf lancia un appello agli Stati che si affaciano sull’area orientale del Mediterraneo perché mantengano alti standard di tutela ambientale.
Le richieste del WWF
Il Wwf, anche alla luce delle richieste della Strategia Marina promossa dalla Comunità Europea (Msfd), chiede “agli Stati del Mediterraneo orientale, in particolare a Cipro, Egitto, Israele e Libano, di garantire i più alti standard ambientali negli sviluppi attuali e futuri nella perforazione dei fondali marini per gas e petrolio in Mediterraneo orientale“. “Si chiede che vengano effettuate con urgenza -afferma l’associazione ambientalista- Valutazioni di impatto ambientale (Via) e che si agisca coerentemente ai risultati delle medesime, anche perché le comunità che proliferano sui fondali di acque profonde impiegherebbero alcuni millenni per ricostituirsi“.
I controlli sulle trivellazioni off-shore
“Diversi accordi -ricorda il Wwf- obbligano i paesi a passare attraverso il sistema Via prima di esplorare e trivellare alla ricerca di gas e petrolio in acque ‘offshore’. Il più recente protocollo è quello per la protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento derivante dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo marino e del suo sottosuolo, entrato in vigore nel dicembre 2010”.
Questo protocollo, conclude il Wwf, “stabilisce che qualsiasi potenziale attività di sfruttamento di acque profonde, tra cui anche le prospezioni, debbano essere soggette ad autorizzazione sulla base di un’approfondita Via“.