Stop alle scorte delle buste di plastica: a che punto sono i supermercati italiani

di Redazione 107 views1

 Missione quasi compiuta per l’addio definitivo ai sacchetti di plastica. A circa un mese dall’entrata in vigore della loro messa al bando, le principali catene della grande distribuzione organizzata prevedono che le scorte saranno esaurite entro febbraio. Anzi: per alcune l’obiettivo potra’ essere raggiunto gia’ alla fine di gennaio. E c’e’ addirittura la francese Auchan che la scelta ecologista l’ha gia’ fatta due anni fa con un accordo con il Wwf e quindi ora non ha piu’ nemmeno le scorte da smaltire. Pioniere dello stop ai vecchi shopper anche la Coop che conta di eliminarle dappertutto entro meta’ febbraio.

Il divieto dei sacchetti di plastica
Da gennaio, infatti, e’ entrato in vigore il divieto di produrre o commercializzare i sacchetti non biodegradabili, dando tuttavia la possibilita’ ai supermercati di smaltire le rimanenze. Le vecchie buste si stanno distribuendo gratis. Al loro posto, si propongono alternative eco-attente, meglio se riutilizzabili, come la sportina della nonna o le borse con due manici che si attaccano al carrello. Sconsigliato, invece, il sacchetto biodegradabile sia per il costo sia per la scarsa resistenza. Il percorso che ha portato all’addio dei sacchetti di plastica e’ stato lungo e accidentato e potrebbe ancora riservare delle sorprese. L’iter comincia nel 2007 con la legge Finanziaria: si prevede un programma sperimentale condiviso tra il ministero dello Sviluppo e quello dell’Ambiente. La data per l’eliminazione e’ fissata per il primo gennaio 2010, ma poi prorogata di un anno.

I falsi eco-shopper
Nel mirino dell’Antitrust, in questi giorni, sono finiti falsi eco-shopper: l’Autorita’ ha dato ragione a Legambiente definendo ingannevole pubblicizzarli come bio se contengono l’additivo ECM. E se per gli ambientalisti e’ in corso una rivoluzione, non ha invece deposto le armi l’Unionplast, che raggruppa le aziende produttrici del sacchetto di plastica, che e’ ricorsa al Tar del Lazio. Le aziende protestano anche contro la decisione di distribuire le scorte gratuitamente, facendo ricadere su di loro – sostengono – tutti i costi. ”E’ un pasticcio che ha tanto di ideologico e poco di ambientalista – afferma il direttore generale dell’Unione Angelo Bonsignori –. Il settore sta soffrendo: dei 4 mila dipendenti ben due terzi sono entrati in cassa integrazione, contratti di solidarieta’ e ferie forzate. Della questione se ne sta occupando anche Bruxelles che gia’ in passato aveva bocciato analogo divieto in Francia”. Da tempo l’Unionplast mette in guardia dal fatto che l’Italia rischia su questo fronte una procedura d’infrazione perche’ lo stop ai sacchetti in plastica sarebbe in contrasto con la direttiva europea sugli imballaggi. Non solo: si potrebbe anche configurare un vizio procedurale perche’ non sarebbe stata notificata alla commissione Ue la normativa tecnica.

La situazione nei supermercati italiani
Ecco, rispetto all’esaurimento delle scorte, la situazione nelle principali catene della Grande distribuzione:

CARREFOUR – Carrefour prevede la fine dello smaltimento delle vecchie buste a cavallo tra gennaio e febbraio. Il gruppo ricorda che da anni vengono offerte ai clienti alternative al tradizionale shopper in plastica: sacchetti di carta, borse in cabas riutilizzabili, box in cartone e sacchetti biodegradabili che possono essere utilizzati sia per la spesa che per i rifiuti organici prodotti al domicilio.

SMA – La societa’, che raggruppa i ‘Punto Sma’, gli ‘Ipersimply’ e i ‘Simply’, conta di esaurire le scorte entro febbraio. E sta spingendo molto sulla clientela gia’ da un paio di anni perche’ la scelta cada sulle borse riutilizzabili esposte vicino alla cassa. Da tempo, inoltre, ha proposto la vendita del prodotto sfuso, riutilizzando un vecchio flacone di detersivo. Essa riguarda in particolare il detersivo, che si vende con un prezzo inferiore del 50-60%: si e’ visto che dove c’e’ la vendita dello sfuso, esso ormai rappresenta il 30-40% del venduto del detersivo. ”Il sistema produttivo dei sacchetti biodegradabili – afferma Antonello Sinigaglia direttore generale di Sma Spa – non e’ attualmente in grado di far fronte alla richiesta del mercato oltre al fatto di avere un costo piu’ elevato e una portata in chili piu’ ridotta. Stimoleremo i nostri clienti a riutilizzare i sacchetti per le loro spese successive o meglio ancora di dotarsi di borse riciclabili come accade da tempo in altri paesi europei”.

COOP – ”L’entrata in vigore del primo gennaio del divieto non ci ha colto impreparati – spiegano alla Coop –. Ci sono alcune realta’ come Firenze, il resto della Toscana alcune parti dell’Emilia dove il 60% delle spese viene fatto ormai da piu’ mesi senza richiedere lo shopper. Ad oggi siamo in una fase avanzata di esaurimento scorte dello shopper tradizionale, la situazione e’ diversa sui vari territori ma contiamo di eliminarle entro meta’ febbraio”. In tutta la rete ci sono a disposizione del consumatore un assortimento vario di sporte per la spesa.

AUCHAN – All’Auchan ricordano la campagna informativa ”L’Ambiente ringrazia” perche’ si abbandonassero a suo tempo i sacchetti di plastica. Secondo un calcolo fatto insieme al Wwf, infatti, mettendo uno vicino all’altro per terra i sacchetti di plastica solo Auchan si ricopre una dimensione pari a due volte il territorio della Toscana. Si immagini con tutte le catene della grande distribuzione! La soluzione alternativa caldeggiata al posto del sacchetto in polietilene non e’ stato il sacchetto biodegradabile, ma la ‘bosa milleusi’ che idealmente possa essere riutilizzata idealmente tutta la vita.

ESSELUNGA – ”Vicino ad ogni cassa abbiamo messo espositori con tipologie di borse alternative”, spiegano all’Esselunga presente con 142 punti vendita al centro-nord, soprattutto in Lombardia. Si stima di finire le rimanenze presenti nei negozi in una o due settimane.

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