Ogni tanto, per fortuna, c’è anche modo di raccontare una storia a lieto fine. La storia di Luna, ad esempio. Una femmina di pastore tedesco che, scappata di casa nel cuore della notte, trova due ragazzi che si fanno in quattro per non abbandonarla al suo destino. Tra mille difficoltà, alcune assurde. I due ragazzi sono Marco, 26 anni di Mappano, e Sonia, 24 anni di Venaria. Sono a bordo di una Fiat Punto blu quando, sul ciglio della provinciale 2, tra Balangero e Mathi, scorgono la sagoma di Luna. Il cane passeggia nervosamente a due passi dalle auto che sfrecciano sull’asfalto. Sono quasi le tre di mattina. Nessuno sembra fare caso al cane. Tranne i due ragazzi.
«Aveva lo sguardo terrorizzato – racconta Sonia – così abbiamo accostato e subito il cane ci è venuto incontro. Senza esitazioni. Era affettuosissima». A questo punto inizia una vera e propria odissea. Perché Luna è senza collare e a quell’ora, nessuno si ferma per prestare aiuto ad un cane. «Abbiamo chiamato il 112 – spiega Marco – l’unica idea che ci è passata per la testa». Risponde la centrale operativa di Venaria. Mezz’ora di trattative nel tentativo, vano, di trovare una soluzione. Già, perché la prassi vuole che, dopo il ritrovamento, il cane venga affidato al canile competente sul territorio.
Non tutti i Comuni
Peccato che non tutti i Comuni, nonostante gli obblighi imposti dalla legge, siano convenzionati con i canili-rifugio. Così, ad esempio, succede a Balangero. E i due ragazzi, al freddo e senza soluzioni, si trovano da soli con un cane da accudire. «Potevamo andarcene e fare finta di nulla – spiega Sonia – e devo ammettere che lo sconforto stava per prendere il sopravvento. Non potevamo certo suonare tutti i campanelli del paese in cerca del proprietario».
La strada più difficile
Così scelgono la strada più difficile: «L’abbiamo portata al canile di Torino – spiega Marco – ovviamente dicendo di averla trovata a Torino». Luna, alla fine, tramite il microchip ritroverà il padrone ma la LIDA, già da diversi anni, sta combattendo un’estenuante battaglia contro i Comuni che «fanno finta» di non conoscere le leggi per la tutela degli animali, randagi compresi.
Responsabile della LIDA
«Nel Ciriacese e nelle valli di Lanzo – spiega Laura Masutti, responsabile della LIDA – la maggior parte dei Comuni non ha ancora firmato una convenzione con un canile. Così, se capita di trovare un animale randagio, o se c’è qualche emergenza, si rischia di non avere la possibilità di salvare l’animale». Senza contare che nello stesso territorio, dalla prima cintura Nord, fino all’ultimo paese delle valli di Lanzo, non c’è un canile. Anzi curiosa la storia di Borgaro, dove un’anziana signora lasciò al comune un lascito per la costruzione di un canile, unico vincolo presentare un progetto.
I soldi andarono da un’altra parte
Il progetto non arrivò mai e così i soldi andarono da un’altra parte. La LIDA ha appena raccolto oltre 1200 firme per sollecitare la costruzione di un rifugio, di cui il territorio risulta sprovvisto, nonostante gli oltre 170mila abitanti. «Sono anni che il progetto di un canile privato a uso pubblico, nel Comune di Vauda, è bloccato – conclude – sembra che nessuno voglia farsi carico di questa emergenza. Una situazione assurda, contro la quale continueremo a combattere».
Fonti: LaZampa.it