“Sono scomparsi o sono stati declassati i 13 siti che comparivano nella classe di rischio 1, che identifica quegli edifici non confinati, accessibili e di uso pubblico nei quali sia presente materiale friabile e quindi estremamente pericoloso“. Al tempo stesso però “gli altri siti sono aumentati“.
Così il consigliere regionale ‘grillino’ Andrea Defranceschi commenta il nuovo censimento degli edifici con amianto da bonificare in Emilia-Romagna, aggiornato al 23 dicembre 2010 dalla Regione, che l’ha inviato al Ministero dell’Ambiente. “Quest’anno – spiega – la Regione ha preferito far passare solo sette mesi prima di replicare il censimento (solitamente annuale) dei siti con materiali in amianto. E considerato che, da maggio a dicembre, gli immobili a rischio per la salute dei cittadini son passati da 757 a 771, non possiamo che plaudire all’operato dell’assessorato alla Salute per l’utilità della mappatura“.
Le bonifiche dall’amianto
Il consigliere ‘grillino’, che ha presentato una interrogazione, chiede “strumenti più incisivi per bonificare la nostra regione dalla presenza dell’amianto. A partire dall’inserimento dell’eternit e del vinil-amianto nei materiali pericolosi, fino alla promozione di iniziative sul territorio come i censimenti comune per comune“.
“Nelle 38 pagine di lista di parrocchie, palestre, scuole e ospedali”, rileva Defranceschi, “in testa alla preoccupante classifica c’é la provincia di Modena con 129 immobili da sanare, poi Reggio-Emilia (107), Bologna (97), Ferrara (89), Parma (82), Forlì-Cesena (76), Piacenza (73), Ravenna (63) e Rimini (33)“. Tra gli esempi, elenca “diversi capannoni del Center gross di Argelato, magazzini all’ingrosso nel Bolognese, l’asilo nido comunale di Portomaggiore (Ferrara), classificato nella categoria 2 e quindi ad alto rischio per la salute dei bimbi, l’ospedale Maggiore di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), passato da categoria 1 a 2“.
I pericoli del contatto da amianto
Nell’interrogazione, ricorda che l’Oms ha stabilito che il contatto con l’amianto è dannoso per l’uomo a prescindere dalla quantità di asbesto con la quale si entra in contatto. Ed evidenzia chi luoghi segnalati come pericolosi sono aumentati invece di diminuire nonostante le azioni in corso di bonifica, affermando che sarebbe “insufficiente il metodo dell’autocertificazione (su cui si basa il censimento annuale della nostra Regione) per mappare in maniera congrua tutti gli stabili da bonificare“.
Un nuovo censimento degli immobili a rischio
Alla Giunta regionale chiede dunque di sollecitare i Comuni a un più approfondito censimento degli immobili a rischio, così come fatto in autonomia dal Comune di San Lazzaro, alle porte di Bologna, dove i dati regionali si limitavano a due siti con amianto, mentre il censimento comunale basato su autodenunce ha conteggiato 119 siti a rischio.