Shoppers biodegradabili o borse multiuso: da gennaio 2011 niente più sacchetti di plastica in Italia

di Redazione 104 views1

Quando, tra poco più di un mese, finalmente anche in Italia gli shoppers di plastica verranno banditi, un milione di tonnellate in plastica non si riverserà più nell’ambiente, inquinandolo per anni, e verranno risparmiate centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio“. Lo afferma il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici, sottolineando che “è il coronamento di una battaglia iniziata con la Finanziaria del 2007, quando un nostro emendamento aveva previsto che in Italia non venissero più prodotti gli shoppers di plastica a partire dal 2010”.

Borse biodegradabili o riutilizzabili
La grande distribuzione – continua Ferrante – ha in larga parte anticipato i tempi, fornendo ai propri clienti solo shopper biodegradabili o borse riutilizzabili, raccogliendo il gradimento dei consumatori che sono consapevoli che è indispensabile modificare parzialmente le proprie abitudini per fare una raccolta differenziata dei rifiuti che funzioni davvero“.

Le resistenze
In ragione di questa esigenza di tutti, ovvero non gettare nell’ambiente i sacchetti di plastica che sono incompatibili con un ciclo di smaltimento dei rifiuti efficace, sono di assoluta retroguardia -aggiunge il senatore del Pd- le posizioni della vecchia industria inquinante che, come Unionplast, cerca in tutti i modi di mettersi di traverso“.
E’ francamente risibile poi l’intenzione di ricorrere ai Tar contro le ordinanze dei comuni che hanno già vietato la commercializzazione dei sacchetti di plastica, ma – conclude Ferrante – sono solo posizioni marginali, che verranno sorpassate dalle prescrizioni di legge e dalle buone pratiche dei cittadini“.

Commenti (1)

  1. Personalmente, parto sempre da un concetto base nell’esprimere la mia opinione, cioè il rispetto del pensiero/opinione altrui, e , almeno come auspicio, mi attendo lo stesso tipo di rispetto da parte di chi ha una opinione diversa.
    
Ritengo che oggi , sopratutto su un tema importante come la sostenibilità ambientale legata a quella industriale, ci sia sempre più bisogno di opinioni e fatti provenienti da chi è del settore. Il sottoscritto è titolare di un’azienda italiana produttrice di shopper, socio del Consorzio Italiano Compostatori oltre che del Gruppo Unionplast c/o Federazione Gomma Plastica, ma non ritengo questo un “dato di demerito”. Credo anzi che il contributo informativo proveniente da chi opera nel settore sia proprio ciò di cui ci sia maggiormente bisogno, sopratutto considerando il grado di disinformazione e/o malainformazione alla quale il cittadino, lui sì vera vittima di ciò, assiste impotente.
    Il senatore Ferrante, oltre che cittadino, è una persona operante nel “settore” ed il suo intervento ( condivisibile o meno ) come quello di altri operatori di settore dovrebbe essere quantomeno veritiero e rispecchiare la realtà delle situazioni.
    Poi si può essere d’accordo o meno.
    Personalmente, al di là degli incarichi che ricopro, ho cercato, cerco e continuerò a cercare di dare un contributo informativo che sia il più possibile obbiettivo e neutrale ( almeno secondo me , dato che è impossibile “eliminare del tutto ” la propria individualità intellettuale ).

    Fatta questa premessa, vorrei sottolineare nuovamente che, al di là di qualunque iniziativa di settore, ciò di cui si deve e si dovrà sempre più tenere presente è:
    1) il fine ciclo vita dei prodotti che usiamo
    2) la difesa dell’industria manifatturiera Italiana ( ed Europea ).
    Il tutto nell’ambito di una maggiore attenzione e focalizzazione della sostenibilità ambientale, che però non può essere svincolata da una sostenibilità ( vera ) industriale e comportamentale .
    Da qui nasce l’esigenza, da un lato , di un sempre più elevato livello di educazione comportamentale del cittadino per quanto riguarda il corretto utilizzo dei prodotti che usa ( con finalità di corretto riciclo insieme allo smaltimento della frazione umida organica ). Dall’altro lato, la valorizzazione insieme all’innovazione della produzione industriale.

    Porre l’accento quindi nel rispetto delle regole invece che nella guerra di prodotti credo che sia la cosa più importante.
 Demonizzare un prodotto, qualunuqe esso sia, può soltanto produrre danni al settore/ri manifatturiero/i di riferimento. Educare invece e promuovere l’utilizzo di nuovi prodotti innovativi credo che sia la soluzione ( o almeno una delle soluzioni ). Innovazione e sostenibilità ambientale non significa tornare indietro nel tempo, anzi.
    Personalmente ( e sempre nel rispetto dell’opinione altrui ), se vogliamo analizzare davvero il “vero” impatto ambientale della busta “riutilizzabile”, allora non si può non considerare ( tra i pro ed i contro ) l’impatto ambientale negativo derivante da una busta che viene prevalentemente realizzata in estremo oriente e , quindi, deve affrontare un viaggio lungo per arrivare in europa ( con conseguente emissione di CO2 e consumo di carburante ) oltre al fatto che , proprio per il suo riutilizzo, la si deve lavare ( quindi, consumo di energia – dato che va in lavatrice – oltre che di detersivi ). In aggiunta, c’è poi da riflettere su “come tale busta” sia stata prodotto in estremo oriente, quali prodotti chimici sono stati utilizzati per la sua realizzazione.
    Non dimentichiamoci che mentre in Europa le industrie ( tutte e di ogni settore ) sono soggette giustamente a vincoli ambientali e produttivi a tutela dell’utilizzatore, non sempre la stessa strada è percorsa al di fuori dell’Europa ( basti pensare a quanti casi di prodotti “non a norma” le cronache ci riportano ogni giorno per merce proveniente da fuori dell’Europa ).

    Vanno poi considerate le implicazioni di ordine “pratico” perchè non sempre “ci ricordiamo” di portare la busta da casa.
    Ad ogni modo, va poi sottolineato che ( ed in questo io sarò sempre un fermo sostenitore dell’industria Italiana/Europea perchè senza di essa il paese/paesi crolla/no ) l’industria della trasformazione delle materie plastiche è una risorsa per ogni paese non un danno, ci sono milioni di occupati, decine di migliaia di aziende che operano in questo settore.
    Spesso viene utilizzata come immagine demonizzatrice di questo settore quella del “povero delfino” con un sacchetto di plastica addosso. Ma di chi è la colpa? Di chi ha realizzato quell’imballaggio o di chi lo ha “criminalmente” gettato in mare? Se usiamo questo concetto, allora di dovrebbe demonizzare e fare campagna mediatica “contro” anche nei confronti dell’industria dei motocicli e degli elettrodomestici perchè nel golfo di Napoli sono stati trovati ciclomotori e lavatrici usate e buttate lì.
In definitiva, quindi, è il “comportamento di noi tutti” il primo fattore determinante, la nostra educazione , non il prodotto.
    Dopodichè plastica, bioplastica, borse in tela o carta, tutti hanno punti a favore e contro e tutti hanno i loro spazi applicativi e di utilizzo.
    Ciò però che ritengo sia importante è il rispetto delle regole ( anche da parte di chi produce fuori dell’Europa ) insieme ad una migliore educazione comportamentale dell’individuo, della società, in un ottica di sempre maggiore attenzione al riciclo, all’utilizzo delle risorse che abbiamo ( comprendendo anche i rifiuti umidi ) al fine di migliorare la nostra vita, l’ambiente , l’industria manifatturiera e l’agricoltura ( che, come sappiamo, sono le nostre vere risorse/materie prime dato che “non abbiamo petrolio” ).

    Perdonatemi la lunghezza dell’intervento e saluto cordialmente sia chi sarà d’accordo e sia chi non lo condividerà.


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