I cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie di uccelli migratori a causa del crescente anticipo della primavera nell’Europa settentrionale. A rilevarlo è uno studio internazionale pubblicato in questi giorni sui “Proceedings of Royal Society” e condotto da un’equipe di scienziati tedeschi, russi e finlandesi, coordinati dall’italiano Nicola Saino, del Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Milano.
Colpa dell’arrivo precoce della primavera
Basandosi su una grande mole di dati riguardanti 117 specie di uccelli che migrano dall’Africa o dall’Europa meridionale verso l’Europa del nord, lo studio dimostra infatti che l’arrivo precoce della primavera mette in crisi molte specie rendendo più difficile l’accoppiamento e il reperimento del cibo. Ed a essere a rischio sono molte specie di uccelli canori e di uccelli acquatici.
L’aumento delle temperature
“Nel corso degli ultimi decenni, le temperature invernali e primaverili in Europa sono aumentate, producendo un anticipo generalizzato -spiega l’Università di Milano- degli ‘eventi della primavera’, quali il disgelo, l’apertura delle gemme fogliari e la fioritura delle piante ed i cicli riproduttivi degli insetti e di altri invertebrati. Gli uccelli migratori devono sincronizzare l’arrivo e la riproduzione con gli eventi della primavera così da poter sfruttare i brevi periodi di abbondanza di cibo ed allevare con successo la prole. L’anticipo della primavera impone quindi loro di raggiungere i quartieri riproduttivi più precocemente“.
Le migrazioni dall’Africa
In effetti, sottolineano gli esperti dell’Università di Milano, “nel corso degli ultimi decenni la data della migrazione primaverile dall’Africa o dalle regioni meridionali dell’Europa verso nord ha subito un graduale anticipo, di circa 1-3 giorni ogni 10 anni. Questo recupero non è stato tuttavia sufficiente a compensare interamente l’effetto dell’anticipo della primavera, che ha proceduto con passo più spedito“.
“L’accumulo di calore (degree-days) durante i primi mesi dell’anno, che determina il progresso della primavera e registrato al momento dell’arrivo di migratori, -aggiungono- è oggi maggiore di quanto non fosse solo 50 anni fa“.
A rischio il successo riproduttivo dei volatili
Al loro arrivo nelle regioni settentrionali, i migratori trovano così una primavera più avanzata. Ed una delle conseguenze rilevate dagli scienziati di questo “sfasamento ecologico” è la riduzione del successo riproduttivo e quindi il declino delle loro popolazioni. “In effetti, -spiegano- le specie che hanno accumulato maggiore ritardo rispetto alla primavera sono quelle che hanno subìto il maggiore declino demografico e questo fenomeno ha riguardato soprattutto i migratori che compiono i viaggi più lunghi, sino alle latitudini meridionali dell’Africa“. Secondo gli scienziati, dunque, “i cambiamenti climatici in atto possono quindi compromettere la conservazione delle popolazioni naturali di uccelli migratori interferendo con il loro adattamento alle condizioni ecologiche“.