Da 1,2 a 3,4 miliardi di euro risparmiati ogni anno in Italia dal taglio delle emissioni di anidride carbonica. Sono i benefici economici e sanitari che deriverebbero da una più forte azione dell’Ue sul cambiamento climatico emersi da uno studio pubblicato da Health and Environment Alliance (Heal) e Health Care Without Harm Europe (Hcwhe) e diffuso dal Wwf Italia. L’indagine, sottolinea il Wwf, “quantifica i consistenti vantaggi economici che ci sarebbero passando ad un obiettivo europeo di riduzione del 30% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto al 20% attualmente previsto) e per la prima volta fornisce le stime sulle prestazioni sanitarie per i singoli Stati membri dell’Ue“.
MENO CO2, MENO COSTI PER I BILANCI STATALI
La relazione, commenta il responsabile Clima ed energia del WWF Italia, Mariagrazia Midulla, “dimostra anche che quanto prima l’Unione europea si muoverà per un target più alto, meglio sarà per la salute, i bilanci e la produttività. Per l’Italia si stima che, con un obiettivo di riduzione delle emissioni del 30% rispetto al 1990, i benefici per la salute pubblica sarebbero un risparmio tra 1,2 miliardi di euro e i 3,4 miliardi di euro/anno dal 2020“.
BENEFICI PER L’AMBIENTE E PER LA SALUTE
Per questo, prosegue Midulla, “vorremmo che il ministro dell’Ambiente valutasse bene questi dati quando dichiara l’opposizione italiana all’innalzamento dell’obiettivo europeo, perché i benefici per l’ambiente e i cobenefici per la salute comportano vantaggi anche economici, quindi non vanno prese in esame solo le pigrizie (prima di tutto mentali) di una parte delle imprese“.
I benefici per la salute che lo studio calcola per l’Italia comprendono in particolare: un aumento complessivo della speranza di vita di 16 mila anni diffusi in tutta la popolazione; migliori condizioni e inferiori costi sanitari: 1,5 milioni di giorni di ridotta attività lavorativa; 138,000 giorni in meno di uso di farmaci respiratori; 16.000 visite in meno per le consultazioni sui sintomi respiratori e asma. Altro vantaggio, una forza lavoro più produttiva: si perderebbero infatti 333.000 giornate di lavoro in meno ogni anno a causa di problemi cardiaci e respiratori.