Inquinanti come gli aerei. Sono le Ict (information and communication technology): Internet, posta elettronica, contenuti on-line, social network e tutte le nuove tecnologie intorno a cui ruota l’economia e la comunicazione moderna. Altro che immateriali. Se andiamo a misurare le emissioni di Co2, il loro peso si sente eccome: le Ict sono responsabili del 2% delle emissioni totali, la stessa percentuale che viene originata dal trasporto aereo. A rivelarlo è il Green It Report 2010, realizzato dal centro studi Cresit dell’università degli studi dell’Insubria di Varese, in collaborazione con la San Francisco State University e curato da PricewaterhouseCoopers (per la verifica dei risultati).
GREEN IT REPORT 2010
Le tecnologie della comunicazione inquinano, perché accedere, conservare e trasferire i dati e le informazioni consuma una marea di energia. Anche se l’utente finale non ne ha percezione. Un danno invisibile: cercare una parola su Internet non produce lo stesso effetto ottico di veder decollare un Boeing da un aeroporto, sottolineano i ricercatori. Eppure se si ragiona in termini di Co2 il risultato è lo stesso.
E dal momento che l’uso delle Ict sarà sempre più esteso, entro il 2020 si arriverà a superare quota 3% di emissioni.
I CONSUMI ENERGETICI PER IL SETTORE ICT
Per non parlare dei consumi energetici: l’Epa (Agenzia di protezione dell’ambiente americana) ha stimato che dal 2000 al 2006 i consumi energetici dei data center sono pressoché raddoppiati, raggiungendo negli Stati Uniti
i 61 miliardi di Kwh, con un costo associato di 4,5 miliardi di dollari. Questo valore è destinato a crescere vertiginosamente entro il 2011 raggiungendo i 7,4 miliardi di dollari. Altra operazione di forte impatto ambientale è lo smaltimento dell’hardware.
LE GREEN IT
Ma anche le It possono diventare più verdi. Con il termine ‘green It’ si intendono tutte quelle iniziative hardware-software e di design dei sistemi informativi che permettono di ridurre il consumo energetico.
Queste iniziative possono avere un impatto diretto in termini di riduzione dei consumi, così come un effetto indiretto, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici di attività ad esse più o meno strettamente correlate (migliorando per esempio la logistica o permettendo di lavorare a distanza tramite servizi di videoconferenza e file sharing, diminuendo le emissioni legate agli spostamenti).
Il report si basa su uno studio condotto su un panel di imprese europee e americane, da cui emerge che meno del 25% ha raggiunto la fase in cui gli obiettivi ‘sociali-ambientali’ si affiancano alla logica di riduzione di costi con politiche veramente eco. In oltre il 50% dei casi le iniziative di Green It risultano limitate a singole
unità organizzative. Nel 50% il movente è prevalentemente economico (risparmio dei costi). “Nell’attuale scenario competitivo – commenta in una nota Alberto Onetti, direttore del Cresit e responsabile del Git Report – è utile e opportuno per un’impresa avere una forte impronta green. Anche per anticipare imposizioni e vincoli legislativi che sicuramente arriveranno, con un vantaggio competitivo sostenibile nel lungo termine. Essere green può dare benefici in chiave di reputazione e immagine aziendale, ma anche risparmi economici che nel tempo si dimostrano superiori agli investimenti fatti“.