Venerdì scorso i tecnici della British Petroleum hanno effettuato con successo il posizionamento della nuova cupola di contenimento sulla sommità del pozzo danneggiato. L’operazione, ripresa anche da telecamere sottomarine, consente di incamerare il greggio e i gas in uscita dal pozzo e convogliarli, tramite una conduttura, su una nave cisterna in superficie. Secondo quanto dichiarato dall’ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen, coordinatore degli sforzi governativi, il tutto sta avvenendo a una velocità di circa mille barili al giorno, un ritmo comunque basso rispetto a quello di fuoriuscita del greggio, pari secondo le ultime stime a circa 19mila barili al giorno.
IL CONTENIMENTO DELLO SVERSAMENTO
Per conoscere l’esito dell’operazione, ha riferito la British Petroleum, sarà necessario attendere le prossime 48 ore: oggi si dovrebbe avere la conferma sulla riuscita dell’operazione. “Nelle prossime 12-24 ore avremo indicazioni su quanto questa soluzione stia funzionando“, ha dichiarato ieri l’amministratore delegato della Bp Tony Hayward, a cui ha fatto eco l’Ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen, coordinatore degli sforzi governativi, secondo cui è ancora presto per dire se “questo metodo funzionerà e fino a che punto riuscirà a contenere lo sversamento di petrolio nell’ambiente“.
L’ARRESTO TOTALE DELLA PERDITA
La British Petroleum, che già il mese scorso aveva tentato di arginare il flusso con una prima cupola, ha comunque sottolineato come l’arresto totale della perdita non potrà avvenire prima di agosto, quando sarà ultimato lo scavo dei due pozzi di servizio che intercetteranno quello danneggiato facendone abbassare la pressione interna. Importanti successi nell’operazione in corso, denominata ‘Lmrp’, si erano registrati già giovedì scorso, quando i robot sottomarini erano riusciti a tagliare e asportare il tratto di tubazione danneggiata al di sopra del ‘blowout preventer’, il dispositivo per la messa sicurezza del pozzo il cui malfunzionamento è stato all’origine nel disastro dello scorso 20 aprile. Il taglio, che doveva inizialmente essere realizzato con una sega a filo di diamante, è stato effettuato con una grossa ‘tranciatrice’ dopo che la sega era rimasta bloccata, probabilmente a causa degli stessi detriti pompati nel condotto durante l’operazione ‘top kill’. Poiché la sezione di taglio ottenuta è stata meno precisa di quella inizialmente prevista, i tecnici sono stati costretti a modificare l’attacco della cupola, rinviando così di alcune ore il suo posizionamento.
LA RABBIA DI OBAMA
Intanto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha rinviato il suo viaggio in Australia e Indonesia ed è tornato per la terza volta sul luogo del disastro, in Louisiana. Intervistato alla Casa Bianca in occasione del 25esimo anniversario del ‘Larry King Live’, storico programma della Cnn, Obama ha detto di essere furioso con la British Petroleum e ha confermato il suo impegno a rimediare alla catastrofe ambientale “C’è stato qualcuno che non ha pensato alle conseguenze delle proprie azioni“, ha dichiarato, aggiungendo che anche se “sarebbe bello poter trascorrere la maggior parte del mio tempo sfogandomi e sgridando gli altri non è questo il mio lavoro“. “Il mio lavoro – ha detto il presidente – è risolvere questo problema, un problema che non riguarda me e la mia rabbia. Il problema riguarda le persone dell’area del Golfo che sono colpite dalla marea“.
CHI PAGHERA’ I DANNI
Responsabile del disastro, ha ripetuto Obama, è la British Petroleum, che dovrà pagare il conto di tutte le operazioni. “Il mio compito è assicurarmi che si assumano le loro responsabilità“, ha dichiarato il presidente, secondo cui e’ alla Bp che tocca condurre le operazioni nel Golfo perché la società britannica dispone delle migliori tecnologie e competenze per bloccare la perdita. Obama ha poi smentito le voci su un’estensione della moratoria sulle trivellazioni off-shore anche alle aree marine a bassa profondita’. “Attualmente la moratoria non si estende alle acque a bassa profondita’“, ha dichiarato il presidente, spiegando come, nonostante il disastro, sia ancora un sostenitore delle trivellazioni off-shore “se possono essere fatte in sicurezza“.
IL BOICOTTAGGIO ALLA BP
Nel frattempo, in moltissimi hanno cominciato a boicottare i prodotti della British Petroleum. Negli stati in cui BP fornisce carburanti, le pompe vengono disertate mentre i prodotti collaterali come olii per motori e lubrificanti lasciati sugli scaffali. In Italia, ad esempio, la BP è detentrice del famoso marchio Castrol.