Esistono pochi progetti e poche esplorazioni circa lo sviluppo di infrastrutture di ricarica per le auto elettriche. E’ quanto emerge da un’indagine che IntelliGo ha condotto per conto di FederUtility presso le utilities locali su tutto il territorio nazionale e che è stata presentata al convegno sul futuro dell’auto elettrica in occasione del festival dell’energia a Lecce. Dalle interviste emerge come, al di là di alcune realtà come la milanese A2A o la bolognese Hera, non esistano che pochi progetti circa lo sviluppo di infrastrutture di ricarica per le auto elettriche.
PERCHE’ L’ITALIA TARDA
Sono diverse le motivazioni emerse. Primo perché molte di queste utilities sono ancora alle prese con processi di ristrutturazione interna dovuta al passaggio ad una gestione privata. Altre, invece, perché sono realtà troppo frammentate e quindi difficilmente riescono a destinare fondi e tempo per questo tipo di progetti. E ultimo perché alcune di queste imprese considera l’auto elettrica come un’area di sviluppo interessante, ma ancora troppo distante nel tempo.
BATTERIE E INFRASTRUTTURE
In parallelo intelliGo ha condotto 450 interviste presso possessori di auto utilitarie nelle citta’ di Milano e Roma da cui emerge come il mercato chieda due cose: che i produttori offrano batterie efficienti e che qualcun altro organizzi efficientemente le infrastrutture per la ricarica. Quest’ultimo aspetto e’ cruciale per stimolare e consolidare la predisposizione verso l’auto elettrica.
Dalle risposte raccolte, il mercato, nelle sue modalita’ di utilizzo dell’auto, pare predisposto alla mobilita’ elettrica: si percorrono mediamente nelle grandi citta’ 37 km (l’autonomia di una batteria e’ tre volte tanto); si lasciano in sosta di giorno le auto in media 6 ore (una ricarica puo’ avvenire all’incirca in questo lasso di tempo) e meta’ degli automobilisti dispone di un garage (dove poter ricaricare l’auto).
Quanto alle utilities e alla possibilita’ di investire in infrastrutture per la mobilita’ elettrica, il 47% ha dichiarato che ”contribuirebbe alla salvaguardia dell’ambiente”; il 44% che si tratterebbe di ”investire nel futuro con lungimiranza”, mentre solo il 7% ha dichiarato che ”si anticipano troppo i tempi” e il 3% che ”sarebbero soldi buttati”.
Per completare il quadro, l’analisi sull’elettrico (Febbraio-Maggio 2010), ha evidenziato come grandi aziende che operano su mercati internazionali (Enel, Endesa, Acciona) e realta’ pubbliche di medio-grandi dimensioni nazionali (Regione Piemonte, Municipalita’ di Roma) siano gia’ attive in questo ambito.