Inquinamento: picco di polveri sottili sull’Everest

di Redazione 74 views0

 Picco record di inquinamento sull’Everest. A rilevarlo è stata la stazione Share-Nco-P del Comitato Ev-K2-Cnr installata sull’Everest, i cui dati vengono osservati da un gruppo di ricercatori tra cui quelli dell’Isac-Cnr di Bologna. I ricercatori hanno riferito di aver registrato “un picco mai rilevato di concentrazioni di inquinanti simili a quelle delle aree urbane“.
A quota 5.079 metri sul livello del mare, -affermano i ricercatori del Comitato Ev-K2-Cnr- il black carbon ha sfiorato i 6 μg m-3, mentre il PM1 (massa delle polveri fini) ha abbondantemente superato i 100 μg m-3, un valore mai registrato da quando l’osservatorio ha iniziato la sua attività“.

I RISCHI DELLE POLVERI SOTTILI
Le osservazioni effettuate presso la stazione Nco-P sono preoccupanti -afferma Paolo Bonasoni, responsabile scientifico del progetto Share- poiché gli inquinanti, attraverso le valli himalayane, che fungono da veri e propri camini, possono essere trasportati fino alla media ed alta troposfera, dove acquistano un tempo di vita considerevolmente maggiore e possono accumularsi per essere trasportati anche su lunghe distanze“.

L’ALLARME NELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA
Anche quest’anno, con lo sviluppo della stagione pre-monsonica, l’Everest e le altre vette Himalayane registrano allarmanti dati riguardo l’inquinamento atmosferico” sottolinea il team del progetto Share, Stations at High Altitude for Research on the Environment, un programma di ricerca promosso dal Comitato EvK2Cnr. I dati, inoltre, sono stati anche evidenziati dagli studi e dalle osservazioni del gruppo di ricercatori dell’Isac-Cnr di Bologna e del Lgge-Cnrs di Grenoble al Nepal Climate Observatory – Pyramid, la stazione Ev-K2-Cnr posta a quota 5.079 metr, alle pendici dell’Everest. Ed i dati sull’inquinamento mettono in allarme l’intera comunità scientifica.

INQUINAMENTO E SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI
Come rivelato da uno studio condotto in collaborazione con il Goddard Space Flight Center della Nasa, – sottolinea il Comitato Ev-K2-Cnr- le stime riguardanti i processi di deposizione di questi inquinanti sui ghiacciai himalayani possono favorire un significativo aumento del loro naturale scioglimento”. E “questo -aggiunge – appare ancor piu’ significativo, considerando che i ghiacciai Himalyani rappresentano una delle principali fonti di acqua dolce dell’Asia meridionale, una delle aree maggiormente popolate del Mondo“.

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