Oceana, la più grande organizzazione internazionale per la conservazione dei mari, ha definito la Convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischio (Cites) una ”tragedia degli oceani”. Oceana lamenta come la Cites abbia fallito nel proteggere le specie marine proposte per essere inserite nelle ‘appendici I e II’ durante la sua 15/a conferenza svoltasi nelle ultime due settimane. In particolare ”ha fallito – scrive Oceana in un comunicato – nel mettere al bando il commercio internazionale del tonno pinnablu atlantico e nel decidere regole internazionali sul commercio di 31 specie di squali e corallo rosso e rosa, che sono tutti essenziali agli oceani, la sussistenza e le economie locali”.
SPECIE MARINE A RISCHIO
”Sembra che il denaro possa comprare tutto – sottolinea David Allison, responsabile delle campagne di Oceana – Sotto il peso schiacciante delle enormi somme di denaro attraverso il non controllato commercio e sfruttamento delle specie marine a rischio operato da Giappone, Cina, e altri maggiori paesi nonché dall’industria della pesca, le vere fondamenta di Cites minacciano di collassare”. La pesca intensiva e la domanda dei mercati internazionali hanno portato alcune specie di tonno, squali e coralli all’orlo dell’estinzione. La popolazione di molte specie di squali, in particolare si è ridotta di oltre il 99% nelle ultime decadi, minacciati dal commercio delle loro pinne, pelli, carni e olio di fegato.
IL MERCATO DELLE PINNE
Solo il mercato delle pinne, usate nella cucina orientale per una zuppa considerata ricercatezza gastronomica, è stimato in svariati miliardi di dollari l’anno. ”Questo meeting è stato un flop – accusa Rebecca Greenberg, scienziata marina di Oceana – Mi domando se Cites ha l’impegno politico di proteggere anche specie marine che hanno un valore economico come gli squali. Visto che supporto scientifico per mettere nelle liste (da proteggere, ndr.) queste specie di squali non puo’ competere con le sporche politiche”.