La longevità a tutti i costi può rivelarsi un’arma a doppio taglio: una prospettiva poco sostenibile a livello economico e sociale, ma anche rischiosa per la salute. L’idea di vivere in media fino a 120 anni, addirittura con punte di 150 come ha auspicato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, festeggiando i 90 anni del fondatore dell’ospedale San Raffaele don Luigi Verzé, non convince del tutto gli esperti.
Interrogati sul tema – a margine di un convegno sulla ricerca oncologica organizzato oggi nel capoluogo lombardo da Nerviano Medical Sciences (Nms) e Farmindustria – il presidente dell’associazione imprese farmaceutiche, Sergio Dompé, e il direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, Marco Pierotti, riflettono sulle possibili complicazioni di questo “auspicio sicuramente condivisibile da certi punti di vista“. Per esempio il fatto che, avverte Pierotti, interferendo con le ‘leggi’ che regolano l’invecchiamento cellulare si possono innescare meccanismi tipici dell’inizio di un cancro.
IL COSTO DI VIVERE A LUNGO
“In questi ultimi 50 anni – osserva dal canto suo Dompé – abbiamo aumentato l’aspettativa di vita di un numero di anni senza precedenti nella storia”, un traguardo al quale “i farmaci hanno contribuito per il 40%”. Ma se è vero che “abbiamo esempi meravigliosi come Umberto Veronesi, lo stesso don Verzé, la mitica Levi Montalcini, sappiamo anche che non è così per tutti“. Anche sul capitolo cure bisogna riflettere “con grande maturità e serietà – raccomanda – perché l’aumento della vita media comporta un impatto già visibile sui costi“.
LA QUALITA’ DELLA VITA
Senza contare che, prosegue il presidente di Farmindustria, “in Italia oggi abbiamo leggi pensionistiche fatte con la cultura di 40 anni fa”. Per sperare in una vita ‘modello Matusalemme’, poi, bisogna “cercare di indirizzare sempre più la medicina a perseguire e misurare la qualità della vita“.
Anche secondo Pierotti “le problematiche che si aprono” di fronte alla prospettiva di una vita media lunga 120 anni “sono di diverso tipo. C’è sicuramente un grosso problema di sostenibilità economica – conferma lo scienziato, d’accordo con Dompé – Non dobbiamo pensare solo a noi stessi, ma anche a chi viene dopo e le risorse sono quelle che sono“. Almeno per ora, perché diverso sarebbe “se l’energia un giorno potesse arrivare dall’acqua e dal sole, invece che dal petrolio“, o “se colonizzassimo anche altri pianeti” oltre alla Terra.
Ma attenzione a non sfidare troppo madre natura: “Siamo programmati”, e il nostro organismo è governato, “da processi biologici legati all’invecchiamento. E l’esperienza – ammonisce l’oncologo – insegna che quando questi processi vengono alterati, diventano propri della cellula tumorale“.