La proposta di legge per vietare le corride in Catalogna ha superato il primo ostacolo nel parlamento catalano. I deputati dell’assemblea regionale hanno approvato la proposta con 67 voti a favore e 59 contrari (cinque gli astenuti). Ora la proposta di legge passa all’esame delle commissioni parlamentari e nei prossimi mesi tornerà in assemblea per una decisione definitiva.
È un voto interlocutorio ma di portata tendenzialmente storica. La decisione dell’assemblea catalana apre di fatto la strada all’abolizione per legge della corrida, sancendo così anche giuridicamente la decadenza di fatto dell’arte Taurina. E il voto potrebbe innescare un effetto domino, estendendosi in buona parte della Spagna.
IL DISINTERESSE CULTURALE PER LA CORRIDA
Un sondaggio condotto nel 2006 rivelò che l’81% dei minori di 24 anni mostrava disinteresse per la tauromachia: identica percentuale fra i trentenni ma soprattutto tra gli ultrasessantenni solo il 41% si dichiarava interessato alle corride, chiaro segno di una decadenza culturale.
Secondo le cifre fornite dal Ministero degli Interni nel 2009 si sono svolte in Spagna 891 feste taurine di prima categoria, ben 354 in meno rispetto all’anno precedente: ovvero, in termini di allevamento, un’eccedenza di circa 2mila tori che potrebbero non vedere mai l’arena dato che per regolamento vengono utilizzati animali di età compresa fra i 4 e i 6 anni.
IL DIVIETO DELLA CORRIDA
La questione ha scatenato un’imponente raccolta di firme a favore o contro, quasi un milione: da notare che in questa guerra di lobbies quella favorevole alla sopravvivenza delle corrida non lo fa invocando la santità della tradizione taurina, ma in base all’assunto che la Catalogna, per rispetto delle libertà individuali, non può permettersi una proibizione di questo genere; se la corrida deve morire, che lo faccia di morte naturale, per mancanza di pubblico. Peraltro, un’eventuale proibizione della tauromachia in Catalogna non sarebbe una primizia: già le Canarie vietarono le corride nel 1991, ma nelle isole non se ne svolgeva una da un decennio e l’obbiettivo della legge era in realtà mettere al bando i tradizionali combattimenti fra galli (ancora praticati clandestinamente).
UNA STRADA ANCORA LUNGA
La stessa Barcellona aveva approvato nel 2004 una proposta per l’abolizione delle corride presentata da Erc: una decisione peraltro simbolica perché il comune non ha alcuna giurisdizione sulla celebrazione delle corride, che dipende appunto dalle autorità regionali; il municipio non poté fare altro che invitare quindi i dirimpettai della Generalitat – situata dall’altra parte della Plaza Sant Jaume – ad abolire gli spettacoli taurini.
Nell’occasione CiU votò a favore della proposta, che definiva la corrida «una pratica crudele, che provoca sofferenza e implica un trattamento antinaturale che ferisce la sensibilità di chi vi assiste». Barcellona possiede attualmente due plazas de toros di cui solo una, la Monumental, è ancora adibita alle corride: spettacoli che costituiscono un’attrattiva soprattutto turistica.
In generale – nonostante la prima plaza de toros permanente di cui si abbia notizia si trovi nella catalanissima Olot – gli spettacoli taurini sono estranei alla cultura catalana, mentre oltre che nel sud della Spagna, patria della moderna tauromachia (che ha la sua bibbia nel «Cossìo», enciclopedia in sei voluminosi tomi), sono assai diffusi anche nei Paesi Baschi e nel sud della Francia, dove è recentemente stato chiesto che l’arte taurina venga inserita nel patrimonio dell’Unesco.
Fonte: laZampa.it