Energia nucleare: i criteri della localizzazione delle centrali nucleari italiane

di Redazione 1.034 views0

 Sismicità, distanza dai centri abitati; idrologia e risorse idriche; caratteristiche geofisiche e geologiche; dotazione infrastrutturale di trasporto, valore paesaggistico e architettonico; qualità dell’ aria, fattori climatici, biodiversità. Sono questi i parametri su cui l’ Agenzia per la Sicurezza Nucleare (“sulla base di dati tecnico-scientifici predisposti da enti pubblici di ricerca, compresi Ispra, Enea e universita’”) dettaglierà i criteri specifici per l’ individuazione dei siti su cui verranno costruite le nuove centrali.
Criteri sulla base dei quali “le imprese interessate proporranno in quali zone intendono realizzare gli impianti“. E’ questo in sostanza il contenuto dello schema di decreto legislativo approvato ieri dal consiglio dei ministri.

Schema che, oltre agli aspetti strettamente tecnici, istruttori, burocratici e procedurali legati alla selezione dei siti e all’ autorizzazione per la realizzazione degli impianti, si sofferma anche sulle misure compensative “a favore delle amministrazioni, delle popolazioni e delle imprese presenti nelle zone in cui sorgeranno gli impianti nucleari. Oneri che saranno a carico delle imprese coinvolte nella costruzione e nell’esercizio delle centrali“.

GLI IMPIANTI NUCLEARI IN ITALIA
Nel dettaglio, è previsto “un beneficio economico onnicomprensivo annuale commisurato alla potenze elettrica nominale dell’ impianto nella fase di cantiere, pari a 3 mila euro per megaWatt. Una volta che l’ impianto nucleare sarà entrato in esercizio, il beneficio economico sarà commisurato all’energia elettrica prodotta ed immessa in rete, pari a 0,4 euro per MWh da corrispondere ad imprese e cittadini sulla base dei criteri definiti dagli enti locali interessati“.

I benefici sono attribuiti “per il 10% alle Province in cui è ubicato l’impianto; per il 55% ai Comuni e per il 35% ai comuni limitrofi, fino ad un massimo di 20 km dall’impianto“. Nel dettaglio, i benefici attinenti alla fase di realizzazione degli impianti sono destinati “per il 40% agli enti locali per le finalità istituzionali e per il 60% alle persone residenti e alle imprese presenti sul territorio circostante il sito mediante la riduzione della spesa energetica, della Tarsu, delle addizionali Irpef, Irpeg e dell’ Ici, secondo criteri e modalità che saranno fissati dagli enti locali interessati. Quelli correlati all’ esercizio produttivo degli impianti, invece, saranno destinati alla riduzione della spesa per energia elettrica dei clienti ubicati nei territori dove hanno sede gli impianti“.

LA PRIMA CENTRALE NUCLEARE ITALIANA
Dopo 22 anni l’ Italia ritorna al nucleare di nuova generazione. E oggi il governo” a tal fine “ha messo un importante tassello per giungere nel 2013 alla costruzione della prima centrale elettrica a combustibile nucleare“, commenta il titolare dello Sviluppo economico, Claudio Scajola.

Con questo provvedimento – ha rimarcato il ministro – abbiamo fissato i criteri per la localizzazione dei siti dando come obiettivo prioritario non solo la loro sicurezza, ma anche le esigenze di tutela della salute della popolazione e di protezione dell’ambiente. Sulla base di tali criteri, saranno poi le imprese interessate a proporre in quali zone intendono realizzare gli impianti nucleari“.

Quello deciso oggi dal governo è, quindi, secondo Scajola “un importante passaggio nel processo istruttorio e organizzativo, che dà seguito alle indicazioni della legge Sviluppo e che consentirà di garantire all’Italia non solo energia elettrica a prezzi inferiori almeno del 30% ed allineati con quelli di altri Paesi europei, ma anche di dotarci di una fonte di energia disponibile su vasta scala, con sicurezza delle forniture e, soprattutto, con emissioni zero rispettando così gli obiettivi internazionali“.

Il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’ Energia Stefano Saglia spiega che ”l’ individuazione dei siti avverrà d’intesa con le regioni interessate. Quindi a questo punto sarebbe auspicabile che le regioni ritirassero i ricorsi presentati alla Corte Costituzionale”.

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