Il ministero della Sanità indiano e la Central Drugs Standard Control Organization, l’organismo che rilascia i permessi per le sperimentazioni dei farmaci, hanno bloccato molte di esse, in quanto le sperimentazioni di farmaci venivano fatte su esseri umani in maniera del tutto poco arbitraria e selvaggia.
La Corte Suprema indiana chiede ora che vengano applicate le nuove regolamentazioni, dettate dalla Corte Suprema stessa, che siano più trasparenti e rispettose dei diritti e della salute umana. Sono stati infatti sospesi 157 casi di sperimentazione clinica, che nel 2012 avevano ricevuto l’ok da parte del governo, dato che gli effetti che si sono potuti riscontrare sui test su esseri umani, sono allarmanti: negli ultimi sette anni sono state 2.644 le vittime di tali sperimentazioni di farmaci. I dati sono molto preoccupanti se si pensa che solo nel 2011 sono decedute 438 persone a causa di effetti collaterali non previsti dai test sui farmaci; dal 2005 al 2012 sono stati coinvolti ben 57.303 pazienti, dei quali 39.022 hanno completato il ciclo dei test clinici, e su 475 medicinali testati, solo 17 hanno ottenuto il permesso di uscita nel mercato.
In India vi è un conflitto interno, in quanto se da una parte si chiede un sistema di monitoraggio sui farmaci che sia trasparente ed etico, dall’altra vi è una questione “economica”, infatti le sperimentazioni cliniche sono un vero e proprio business, che tra il 2010 e il 2011 hanno apportato al mercato indiano 450 milioni di dollari, tutto ciò però a scapito della salute delle persone.
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