Si chiama “effetto nimby” (acronimo di not in my backyard) ed è un fenomeno che ha colpito in particolar modo l’Italia: secondo gli studi dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, sono in aumento le contestazioni da parte dei cittadini italiani legati alla realizzazione di opere a carattere energetico.
Nel 2012 le contestazioni e i contenziosi hanno subìto un aumento del 7% rispetto all’anno precedente, sono 222 le opere contestate a partire dalle centrali a biomasse, seguite dalle centrali idroelettriche e parchi eolici. Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, ha spiegato:
La contestazione contro gli impianti a biomasse e biogas dipende dalla grande crescita di progetti e installazioni in Italia nel corso del 2012, passate in un anno complessivamente da 2117 MW elettrici a oltre 3000 MW installati in 1.494 Comuni. Gli impianti a biomasse, come purtroppo tutti gli impianti da fonti rinnovabili, scontano i ritardi delle Regioni nella definizione di criteri trasparenti di selezione delle proposte e di informazione rispetto ai progetti. Per cui impianti ben fatti, magari di piccola taglia e da risorse locali, trovano problemi come impianti che bruciano olio di palma che viene dal Borneo.
Anche se le rinnovabili in questi ultimi anni hanno avuto una crescita interessante, dall’altra parte devono subire questa sorta di arresto, soprattutto per quanto riguarda i piccoli impianti. I dati delle contestazioni sono stati presentati durante una conferenza a Roma. Matteo Monni della Italian Biomass Association ha spiegato però l’importanza degli impianti sul territorio:
Centrali a biomasse che sfruttano gli effluenti zootecnici attraverso la digestione anaerobica sono diventate ormai per moltissimi allevatori l’unica possibilità di salvare le loro aziende dal fallimento. Serve più comunicazione e informazione per tenere testa a chi, a volte anche per interessi contrastanti, soffia sul fuoco della polemica.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio, l’effetto nimby prende il via principalmente dai Comitati con una percentuale del 24,2%, a seguire nella classifica delle proteste ci sono i politici locali con il 20,7 % e i Comuni con il 18,3 %. Uno dei principali motivi di protesta, è la preoccupazione per l’impatto che questi progetti potrebbero avere sull’ambiente.
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