La nuova Autorizzazione integrata ambientale dovrà essere firmata dal ministro dell’ambiente Corrado Clini nei prossimi giorni. Ovviamente il gruppo Riva ha messo in evidenza le sue riserve – per forza dovrebbe pagare qualcosa come tre miliardi di euro per applicare i rilievi imposti dal’autorizzazione ministeriale.
I problemi fatti rilevare riguardano, oltre ai costi, i tempi fissati per compiere i diversi passi, e – questo sì che è un problema – il fatto che l’area a caldo è ancora sotto sequestro. Domani i sindacati dei metalmeccanici incontreranno l’azienda, e anche se non è all’ordine del giorno, chiederanno all’azienda di mettersi in regola.
Dalla Procura non trapela nulla. Si valuta il contenuto dell’Aia ma intanto non si blocca l’azione dei custodi volta allo spegnimento dell’impianto. Intanto arrivano le parole del direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato.
Risponde ad una delle tante lamentele del management Ilva. L’Aia rappresenterebbe uno svantaggio competitivo perché dal 2012 dovrà attuare regole che in Europa i produttori d’acciaio applicheranno nel 2016 – pure più tardi se venisse accolta la richiesta di proroga dei siderurgici tedeschi:
In verità l’Ilva ha già avuto anni di vantaggio competitivo rispetto ai suoi competitori europei se consideriamo il ritardo con cui è avvenuto il rilascio della prima Aia. Se l’azienda ora anticipa di quattro anni le migliori tecniche, ovvero le Bat conclusion europee, non sarà un grave danno perché le aziende che hanno anticipato l’Aia hanno poi avuto condizioni di mercato migliori in quanto le ristrutturazioni e le ambientalizzazioni non rappresentano un limite allo sviluppo dell’impresa, ma al contrario ne esaltano la competitività a livello mondiale.
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