Difficile essere più chiari “sono in calore. Margherita”. Le vacche hanno forse trovato il modo per essere soddisfatte a colpo sicuro grazie ad un dispositivo che attualmente è in fase di test nelle alpi svizzere.
Questo prodotto permette agli allevatori di essere allertati sul loro cellulare quando gli animali in stalla sono pronti ad essere inseminati – almeno secondo il New York Times.
Un’applicazione utile visto che le mucche sono sottoposte ad uno stress sempre maggiore e ad obiettivi di produttività crescente. E questo unito ad un metabolismo perturbato dalle proteine, dai minerali e dalle vitamine aggiunte al cibo dell’animale, rende sempre più difficile capire da segni esteriori se l’animale è in calore opure no.
E così ad una società svizzera è venuta in mente la splendida idea di sviluppare un sistema che misuri la temperatura nell’apparato riproduttivo delle mucche, e questo dato viene abbinato a quanto registra un trasmettitore piazzato sul collo che misura i movimenti dell’animale – visto che quando sono in calore le mucche hanno la tendenza ad agitarsi in misura maggiore.
Grazie ad un algoritmo i dati vengono poi combinati, e in caso positivo, un messaggio – a scelta in tedesco, francese, italiano, spagnolo o inglese – viene inviato all’allevatore.
A quanto sembra nel 90% dei casi il sistema si è rivelato efficace. Ma questi ottimi risultati si ottengono ad un prezzo elevato: bisognerebbe spendere circa mille euro per ogni animale a cui attaccare questa strumentazione. D’altra parte bisogna considerare i costi che deve sostenere l’allevatore se la mucca non resta incinta. Un’inseminazione artificiale, per esempio, costa diverse centinaia di euro, e se l’animale non porta a termine una gravidanza non può produrre latte: e quindi ci sono altre perdite da contabilizzare.
Tra gli allevatori l’accoglienza è stata ambivalente: c’è chi è ben contento di ricorrere alla tecnologia e chi preferisce i buoni vecchi metodi.