I calcoli sono severi: 100 milioni di persone potrebbero essere vittime del cambiamento climatico entro l’anno 2030. Almeno questa è la stima dell’organizzazione umanitaria Dara in un rapporto pubblicato la settimana scorsa dal titolo “Climate Vulnerability Monitor – A Guide to the Cold Calculus of A Hot Planet”. Lo stesso studio stabilisce che l’economia mondiale potrebbe perdere pure il 3,2% del suo potenziale di crescita annuale se se non verranno raggiunti risultati significativi in termini di lotta all’aumento globale delle temperature.
L’organizzazione ha calcolato che cinque milioni di morti sarebbero dovuti ogni anno all’inquinamento, alle carestie ed alla malattie legate al cambiamento climatico. Questa cifra potrebbe crescere a sei milioni all’anno, totalizzando così 100 milioni di morti nel 2030. Ovviamente la maggior parte dei morti apparterebbero al Sud del mondo – secondo il rapporto sarebbero il 90% dei decessi.
Dal punto di vista economico, Dara ha calcolato che il cambiamento climatico potrebbe amputare la crescita economica dell’1,6% e che questa cifra potrebbe raddoppiare, per passare al 3,2% nel 2030.
Secondo Jeremy Hobbs, diretto di Oxfam Internationale
Le perdite per l’agricoltura e la pesca potrebbero arrivare a superare gli 1,2 miliardi di dollari all’anno (ovvero circa 930 milioni di euro) nel 2030, principalmente per i paesi più poveri dove milioni di persone dipendono da queste attività per vivere.
Questo rapporto è stato richiesto dal Climate Vulnerable Forum, un’associazione che raccoglie venti dei cosiddetti paesi in via di sviluppo. I risultati economici non riguardano però solo questi Stati. Secondo i calcoli di Dara, gli Stati Uniti e la Cina potrebbe vedere il loro Prodotto Interno Lordo diminuire del 2,1% nel 2030. Un risultato ancora peggiore verrebbe raggiunto dall’India, che potrebbe perdere il 5% della crescita a causa del cambiamento climatico.
I paesi che proporzionalmente perderebbero di più sarebbero quelli meno sviluppati – che in media registrerebbero un -11% del Pil. E pensare che la riduzione delle emissioni per il prossimo decennio costerebbe solo lo 0,5% del Pil mondiale.