Dopo tutto quello che è successo ieri, gli operai della Alcoa hanno dato un’altra dimostrazione del fatto che sono pronti a tutto per il loro lavoro.
Al rientro dalla manifestazione di ieri a Roma, 450 operai hanno occupato il traghetto della Tirrenia dopo l’attracco nel porto di Olbia. Come spiega un sindacalista della CISL
La rabbia dei lavoratori è più forte della rassegnazione.
E continua
Siamo stanchi e delusi, ma decisi a usare tutti i giorni che ci restano prima della programmata fermata della fabbrica di Portovesme per accelerare la risoluzione del problema. Vogliamo evitare che l’impianto si fermi.
Ieri, nell’incontro avvenuto al ministero dello Sviluppo Economico, la multinazionale americana ha confermato il progressivo spegnimento – fatto in modo da consentire una riaccensione. La novità è che dovrebbe slittare di un mese – o forse più – rispetto alla decisione iniziale dell’Alcoa, che voleva chiudere baracca e burattini entro la metà di ottobre.
Si sono mostrate interessate allo stabilimento di Portovesme la Klesch e la Glencore – ma solo la prima ha mostrato di essere pronta ad iniziare un negoziato con la Alcoa.
L’Azienda USA si è detta pronta a negoziare con tutti quelli che presenteranno un’offerta, e per cercare di abbreviare i termini il ministero prevede di convocare a breve le due multinazionali svizzere che hanno dimostrato interesse per l’impianto. L’obiettivo è quello di
verificare lo stato di avanzamento della trattativa per fornire adeguata assistenza per il superamento di eventuali ostacoli e difficoltà.
Intanto Corrado Passera nell’incontro di ieri con azienda, sindacati ed enti locali ha parzialmente smentito certe dichiarazioni apparse nei giorni scorsi. Il nostro ministro non ha mai pensato che il caso Alcoa fosse impossibile.
E lui si è anche impegnato fare pressione sui gruppi che hanno manifestato interesse, e parallelamente intende lavorare
su tutto quello che può dare sviluppo al Sulcis.