Ogni tanto ci sono anche delle belle notizie. Il lupo Navarre – così lo hanno ribattezzato quelli che lo hanno salvato – è stato trovato semicongelato in un fiume – il Limentra, che si trova nell’Appennino bolognese -, con gli arti semiparalizzati. Sul corpo aveva ferite da arma da fuoco – oltre a 35 pallini di piombo rivelati dalle lastre. Per salvarlo hanno fatto di tutto, lo hanno portato in una casa vicina per scaldarlo, gli hanno fatto un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca perché il suo cuore si era fermato – oltre a delle flebo la risonanza magnetica che ha permesso di individuare esattamente l’infiammazione che lo aveva quasi immobilizzato. Non è stato inutile, visto che ora l’animale sta molto meglio.
Non è ancora pronto per ritornare in natura ma ha già ripreso le forze grazie alle cure omeopatiche e omotossicologiche ricevute nel Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica di Sasso Marconi. Secondo Elisa Berti, responsabile del centro, questo lupo resta
è un sorvegliato speciale, ma un po’ come lo sono tutti i nostri animali, recuperati dalle storie più incredibili.
Il lupo non è l’animale che ci hanno sempre raccontato: Navarre ha addirittura mangiato un uovo dalle mani della responsabile del centro, e in generale non ha morso, né ringhiato, né mostrato i denti, né aggredito nessuno. Non si è mostrato aggressivo o feroce. E’ ovvio che Navarre resta un animale selvatico di cinque anni, per cui i contatti tra lui e gli umani è stato limitato al massimo.
Lo spiega la stessa responsabile del centro, che così motiva le ragioni per cui ha imboccato l’animale:
Vorrei precisare che l’ho fatto per invogliarlo. E’ avvenuto in maniera graduale. Un contatto limitato alle cure.
Un esempio in questo senso è rappresentato dal fatto che le sue condizioni di salute vengono costantemente monitorate grazie ad alcune telecamere posizionate nella sua gabbia. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.