Si parla di sentenza storica, il processo Eternit è stato il più grande con il quale il tribunale di Torino abbia mai avuto a che fare e si è concluso con una condanna a sedici anni per i due imputati, Stephan Schmidheiny e Luis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne.
Il procuratore Raffaele Guarniello, a capo del pool di pm che hanno indagato proprio sulla multinazionale svizzera produttrice di amianto, aveva chiesto venti anni di condanna, poi ridotti di fatto a sedici. Stephan Scmidheiny, il miliardario svizzero, ha 62 anni, mentre l’altro imputato, il barone belga, ne ha 90.
I due devono pagare per la morte di 2.100 persone, hanno sulle spalle anche la responsabilità delle malattie derivate dall’amianto, che hanno colpito circa 800 persone e non solo dipendenti, anche i loro familiari e coloro che abitavano nei pressi delle fabbriche di Casale di Monferrato, Cavagnola, Rubiera e Bagnoli, anche se per quanto riguarda le ultime due, il reato è caduto in prescrizione.
Gli imputati sono stati condannati anche all’interdizione dai pubblici uffici ed al risarcimento delle famiglie delle vittime, degli ammalati e poi interdizione legale. Per tre anni non potranno contrattare con la pubblica amministrazione e dovranno pagare le spese processuali. Ecco in che misura la Corte ha fissato i risarcimenti: 35mila euro a testa per gli ammalati, 30mila per ogni congiunto, 100mila per CGIL, USR CISL Piemonte e Torino, Feneal, Uil Reg, Uil Prov Alessandria e Associazione Vittime dell’amianto; inoltre 20 milioni alla Regione Piemonte, 15 milioni all’Inail, 70mila euro al WWF e all’Associazione Medicina Democratica.
La prima udienza ha avuto inizio nel 2009, per le vittime e i loro familiari è stato un processo lungo e doloroso, conclusosi con una grande esternazione di gioia fuori dal tribunale, non appena la sentenza è stata emessa. Significa che a volte anche in Italia la giustizia esiste, anche se c’è già chi polemizza sui pochi anni di condanna assegnati.
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