A pochi giorni di distanza dal rapporto di Greenpeace dal titolo I segreti del tonno. Cosa si nasconde in una scatoletta?, i volontari dell’associazione ambientalista hanno informato i consumatori presenti all’interno dei supermercati di diciotto città italiane – come Torino, Milano, Napoli e Palermo – su quello che non si conosce sulla pesca dei tonni venduti in scatola.
Da una parte hanno posto diversi cartellini sugli scaffali dei supermercati con la scritta
Cosa si nasconde in una scatoletta?
e dall’altra hanno distribuito dei volantini sull’argomento.
Nella metà dei casi i consumatori non sanno cosa mangiano con il tonno in scatola. La percentuale si avvicina al 100% quando si chiede loro se sanno da dove viene e come viene pescato il tonno che mangiano.
Riomare per esempio non indica mai sulle sue scatolette dove pesca i suoi tonni e con quali metodi – e secondo Greenpeace usa metodi di pesca sostenibili solo nel 45% dei suoi prodotti.
Anche Mareblu non racconta nulla sul tonno pescato – si è impegnata per una pesca sostenibile solo sul mercato inglese.
AsdoMar invece sta iniziando a mostrare sulle sue scatolette l’area in cui ha pescato il tonno e quali metodi ha utilizzato per farlo, ma non specifica se ha utilizzato dei FAD – si tratta di oggetti galleggianti che attirano esemplari giovani di tonno, ma anche specie minacciate.
In Inghilterra i maggiori marchi che operano in questo settore utilizzano solo tonno pescato in modo sostenibile. E’ ora che accada lo stesso anche in Italia – qui non esiste una scatoletta di tonno sostenibile al 100%.
Questa campagna di Greenpeace è un buon punto di partenza per arrivare a una piena tracciabilità del prodotto che finisce in scatola in Italia ed alla vendita di tonno pescato solo in maniera sostenibile.
Ovviamente per raggiungere questi obiettivi è necessario l’apporto di tutti, sensibilizzando il maggior numero di persone con il volantino I segreti del tonno in scatola, e invitandoli a dire la loro nel sondaggio sul sito tonno in trappola.