Secondo Alberto Giovanetti – è il segretario generale del Comitato delle Industrie fotovoltaiche italiane – nei prossimi 2-3 anni l’industria fotovoltaica creerà trentunomila nuovi posti di lavoro.
Secondo gli operatori del settore a fronte di poco meno di due miliardi di euro di investimenti verranno creati – ricordatevi che si parla di stime – di 6.200 posti di lavoro diretti, mentre altri 24.800 verranno dall’indotto – ovviamente questi dati sono stati calcolati partendo dall’ipotesi che vengano mantenuti gli attuali livelli di crescita della domanda di pannelli fotovoltaici.
Più in generale il mercato europeo ha richiesto pannelli per una produzione potenziale di energia fotovoltaica pari a 14,3 GW – e nel Vecchio Continente, l’Italia fa la parte del leone, visto che diventerà entro la fine dell’anno il primo paese al mondo per potenza fotovoltaica installata: 12 GW distribuiti su 300.000 impianti.
Solo una minima parte – pari a 2,6 GW potenziali – proviene da produzioni europee – che pure hanno un potenziale produttivo di 7,5 GW. Questo significa, in altri termini, che la domanda europea di pannelli fotovoltaici è assorbita in gran parte dall’offerta cinese – l’82% esattamente.
Per dare un’idea dello sviluppo negli ultimi anni della produzione cinese di pannelli basta dire che nel 2006 c’erano solo due aziende cinesi tra i dieci maggiori produttori di celle fotovoltaiche, quattro anni dopo c’erano sei aziende cinesi nella top ten.
Solo quattro imprese tra i maggiori produttori mondiali hanno degli stabilimenti in Europa. Tre di queste – la First Solar, la Q-Cells, e la Solarword – operano in Germania, mentre la quarta – la Rfec – ha sede in Norvegia. Due di queste aziende – la Q-Cells e la First Solar – hanno anche iniziato un processo di delocalizzazione in Asia.
La crescita della produzione di pannelli ha avuto ricadute positive anche in termini di prezzi del fotovoltaico. Sembra infatti che con l’aumento della produzione – i prezzi nell’industria di settore si sono dimezzati nel giro di tre anni.