Energia pulita dalle alghe: a Venezia un progetto con le diatomee

di Redazione 279 views0

 Produrre energia dalle alghe non è un’idea del tutto nuova, tanto che numerosi progetti sono stati avviati in Francia e, più recentemente, dall’ Unione Europea. Un campo promettente, che ultimamente è stato adottato anche dal progetto di una centrale bioelettrica basata sulla fotosintesi della Diatomea, un’ alga autoctona della laguna di Venezia. Il progetto è stato presentato dall’ Autorità Portuale di Venezia. Secondo i sostenitori, potrebbe fornire 40 megawatt di energia a impatto zero, capaci di coprire metà del fabbisogno dell’ intero centro storico di Venezia, che oggi consuma dagli 80 ai 100 megawatt.

I COSTI
Per realizzare la centrale, il cui costo sarebbe di 190 milioni di euro, verra’ costituita “eNave“, una società partecipata al 51% da Autorità Portuale e al 49% da Enalg Srl.

LAVORO E SPAZIO
La centrale, che sfrutta il processo della fotosintesi, impiegherebbe 46 persone e necessita di uno spazio di 10 ettari per l’ allevamento delle microalghe nei bioconvertitori e la trasformazione della biomassa in energia elettrica. Ideale, è stato detto, sarebbe la collocazione nella zona industriale di Marghera. “Abbiamo accettato con entusiasmo la proposta di Enalg – ha dichiarato Paolo Costa, presidente dell’ Autorità Portuale di Venezia – l’ ambiente lagunare è ideale per questa nuova tecnologia in via di sperimentazione

UN BREVETTO USA
Il progetto di centrale bioelettrica a microalghe presentato oggi a Venezia sfrutta un brevetto internazionale americano della Solena Group Inc., di cui Enalg ha la concessione in esclusiva per l’ Italia. Il carburante che se ne otterrebbe è infatti funzionale ad un particolare tipo di turbina prodotta da General Electric. L’ impianto, che sarà realizzato se a questo start up farà seguito l’ interesse degli investitori, è composto da due unità: la prima per la coltura delle microalghe e la seconda per trasformare la biomassa in energia elettrica.

COME FUNZIONA
Le alghe, selezionate e allevate in laboratorio, verrebbero trasferite in cilindri di plastica nei quali si immette anidride carbonica e acqua che, insieme all’ effetto elettromagnetico dei raggi del sole, provocano la fotosintesi. La biomassa prodotta – hanno spiegato i promotori del progetto – viene quindi centrifugata ed essiccata per essere trattata con un’ innovativa tecnologia al plasma che si avvale di correnti gassose ad elevata temperatura. Viene così prodotto il carburante, una miscela di idrogeno e monossido di carbonio che alimenta le turbine. Il gas di scarico della turbina (Co2) viene nuovamente immesso nei bioconvertitori per nutrire le microalghe, rendendo la centrale a emissioni zero. Infine, il residuo (1%) di tutto il processo consiste in silice naturale che puo’ essere reimpiegato per uso industriale e in edilizia.

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