E’ l’ennesimo pasticcio all’italiana. Roberto Maroni è sul piede di guerra e ha dichiarato che la Tav si farà e di partirà con i cantieri entro il 30 giugno, pena la perdita di milioni di finanziamenti europei. Così il ministro dell’Interno tuona dal quotidiano La Padania, incurante alle proteste sempre più forti del movimento No Tav, ovvero dai cittadini della Val di Susa che stanno tentando di far valere le loro ragioni argomentando che l’opera, dal costo stratosferico e che i contributi europei coprono solo in minima parte, non solo non è utile perché non serve, ma sarà anche causa di un enorme danno ambientale per coloro che abitano in quelle vallate.
GLI SCONTRI
E sembrano ormai sempre più inevitabili gli scontri, poiché i cittadini non ci stanno e sono pronti a protestare attivamente più che mai, anche andando contro agli schieramenti della polizia che il Governo ha già annunciato, insieme alla promessa di reprimere ogni protesta.
LO SLOGAN DELLA LEGA
Nel frattempo, alcuni attivisti sono riusciti a salire sul traliccio in cima alla collina da dove dovrebbe partire il cantiere per i lavori di esplorazione del tunnel: in un blitz hanno appeso uno striscione enorme che rimanda al più famoso spot elettorale della Lega stessa: “Padroni a casa nostra. Ricordatevelo!”
E, nel frattempo a migliaia si stanno adunando con tende e provviste per impedire l’apertura del cantiere. Con l’ondata di proteste che stanno impazzando per l’Italia da sud a nord – non ultima la mezza rivolta di Parma dopo gli scandali dei traffici in Giunta Comunale – forse anche questo è uno dei tanti segnali di rivoluzione che anche chi ci amministra dovrebbe considerare.