Gli effetti del disastro di Fukushima, quelli che non si vedono a occhio nudo, quelli di cui nessuno (almeno in Italia) parla: 420mila casi di cancro attesi nell’arco temporale dei prossimi 50 anni. Ecco ciò che aspetta agli abitanti delle zone che circondano la centrale nucleare, investita dalle radiazioni in seguito al terremoto e allo tsunami. Il rischio sulla contaminazione nucleare in Giappone è stato svelato da uno studio indipendente dello scienziato britannico Chris Busby, del comitato europeo per sul rischio radioattivo.
La contaminazione da radiazioni nucleari
La contaminazione riguarda un’area di circa 200 chilometri che circonda la centrale di Fukushima e i suoi effetti potrebbero manifestarsi già nell’arco di 10 anni.
Le stime sono state effettuate seguendo due criteri, basati sulla manifestazione dei casi di cancro e tumore verificatisi in Svezia dopo l’incidente di Chernobyl. Facendo le dovute proporzioni su distanza geografica e quantità di radiazioni assorbite dalla popolazione svedese, il risultato è che tra il 2012 e il 2021 si potrebbero verificare circa 103.329 casi di cancro in più nella popolazione dell’area colpita dal disastro giapponese.
Se si aggiungono i casi previsti per la popolazione più distante, ma comunque raggiunta da radiazioni nucleari (sebbene in quantità minori), si arriva a oltre 420 mila casi, dei quali la metà si manifesterà già nei prossimi 10 anni.
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