Era uno di quei cani di pura razza bastarda, piccolo, cicciottello e tracagnotto, con una macchia che circondava un occhio facendolo sembrare un membro della banda bassotti. Uno di quei cani che difficilmente vedremmo al guinzaglio di un divo a Beverly Hills; eppure da quel chilo di peso scaturiva una incredibile carica di simpatia e vitalità. Lo conobbi cucciolo, quando una giovane coppia di sposi lo adottò, avendolo trovato in una cascina, unico superstite di una cucciolata dei tre figli di una cagnetta troppo giovane per partorire.
Si fece visitare senza paura e si abbuffò con le crocchette che gli offrivo, come sanno fare i poveri quando scoprono il benessere. Me lo riportarono per i vaccini e mi parvero felici tutti e tre.
L’ho riportato in cascina
Poi non li vidi più; passò un anno circa ed un bel giorno rividi Bandito con il suo padrone, erano cambiati, il cane aveva perso l’allegria, era esitante, impaurito e triste. Il proprietario mi disse che il suo matrimonio era naufragato e Bandito ora viveva con lui, ma passava tutto il giorno da solo. Compresi il dramma di entrambi e sperai che la loro situazione potesse migliorare. Dopo qualche tempo incontrai di nuovo il giovanotto, era in compagnia di una fanciulla e vedendolo piuttosto allegro intuii che i suoi problemi erano risolti, chiesi di Bandito: «Purtroppo non ho potuto tenerlo la mia compagna è allergica al pelo», «Ma allora che fine ha fatto?», «L’ho riportato in cascina dove l’avevamo preso..»
Si chiama Piper, è mio
Rimasi senza parole, ma riuscii a strappare un numero telefonico, chiamai, ma mi dissero che Bandito era scappato dopo pochi giorni e non sapevano dov’era finito. Pensai ad un triste epilogo, ma, un paio d’anni dopo, quando ormai il piccolo bastardino era un lontano ricordo, mentre passeggiavo fra le bancarelle di un mercatino, sentii un naso che si intrufolava fra le gambe: «Bandito!». Lo riconobbi, era lui, allegro, con la sua macchia. La ragazzina che lo teneva al guinzaglio mi guardò preoccupata: «Non si chiama Bandito, si chiama Piper, è mio!». Non è obbligatorio adottare un cane, ma, se lo si fa, esistono delle regole morali alle quali non ci si può sottrarre.
Articolo di Cesare Pierbattisti, Presidente dell’Ordine dei Veterinari di Torino
Fonte: La Zampa