Il problema energetico in maniera sostenibile “si può affrontare”. Ne è convinto il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia che proprio all’Istituto per gli studi avanzati di sostenibilità di Postsdam, vicino a Berlino sta studiando tre “ricette energetiche” pulite. Si tratta di tre progetti importanti nell’ambito “di un programma su energia e ambiente e stiamo sviluppando una tecnologia interessante” ha riferito il premio Nobel.
Le ricerche per la sostenibilità energetica
E su queste tre ‘ricette’, tre filoni di ricerca per la sostenibilità della produzione di energia Berlino ci crede davvero tanto che “il governo tedesco ha sostenuto questo centro di cui sono direttore scientifico dal giugno scorso e con me -ha detto ancora Rubbia- lavorano scienziati da tutto il mondo, fisichi, chimici, economisti, esperti di scienze sociali, rappresentanti dei più grandi enti scientifici tra cui ricercatori del Maxplanck“. Nel centro di ricerca di Postsdam il premio Nobel, che per anni ha guidato anche l’Enea, lavora a tre idee “decisamente straordinarie” ha sottolineato Rubbia che sono nate dal “super think-tank che guido con grande soddisfazione“.
Tre piani di sviluppo energetico
Eccole dunque le tre idee per una energia sostenibile ideate da Rubbia e dal suo gruppo di lavoro fin da questi primi mesi di ricerca nel centro vicino Berlino. Rubbia ha sottolineato che “siccome catturare l’anidride carbonica e poi stoccarla sotto terra non funziona la nostra idea è quella di bruciare fossili senza però produrre anidride carbonica. Così invece di usare il gas metano, pensiamo di scomporlo in un tubo a mille gradi in idrogeno e carbonio. L’idrogeno diventa un ‘carburante’ pulito e il black carbon si trasforma in una base per altri prodotti“.
L’indipendenza dal petrolio
Poi il premio Nobel parla della sua seconda idea per sostituire il petrolio “quando scarseggerà“. Rubbia ha spiegato che la loro idea è di “catturare l’anidride carbonica che già viene prodotta ed è anche già pagata e di mescolarla con l’idrogeno per produrre metanolo che si può trasformare in tante maniere per esempio in etanolo, in urea e in resine. In questo modo la Co2 si trasforma in un asset“.
I clatrati
E poi il Nobel per la fisica 1984 ha parlato di una sostanza chimica “molto poco conosciuta ma molto importante, i clatrati“. “E’ una sostanza chimica -ha spiegato il fisico italiano- scoperta di recente e che di recente si è capito ce ne sono quantità enormi in tutto il mondo. I clatrati si possono trovare nelle parti più profonde di fondali oceanici addirittura si parla di una potenzialità di 10mila giga tonnellate. Rappresentano una grandezza enorme rispetto alle poche centinaia di giga tonnellate che ci sono di metano e petrolio convenzionali” ha concluso Rubbia sottolineando che i clatrati possono rappresentare trenta volte la produzione di gas naturale.
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