Dati aggiornati sulla qualità dell’aria in Europa in questo 2025

Nuove indagini sulla qualità dell’aria in Europa. Il nostro continente ha compiuto progressi costanti nella lotta all’inquinamento atmosferico dal 2011, ma una nuova analisi rivela sfide significative all’orizzonte. Nonostante nel 2023 e 2024 la maggior parte delle centraline di monitoraggio abbia registrato valori di inquinanti inferiori alle soglie attuali, l’introduzione di limiti più stringenti nel 2030 evidenzia una realtà complessa.

qualità dell’aria in Europa

Nuovi studi sulla qualità dell’aria in Europa

L’inquinamento è una problematica ambientale di elevata portata per l’Europa che, come visto, da anni sta cercando di risolvere adottando diverse misure sostenibili. La situazione però, in vista del 2030, non risulta essere così rosea almeno stando agli ultimi dati forniti dall’Agenzia europea per l’Ambiente (EEA). Quello che è emerso è che nel 2023 il 99% delle stazioni rispettava i limiti per il PM2.5, il 96% per il PM10 e il 98% per l’NO2.

L’ozono si attestava all’82%. Questi dati positivi nascondono però ampi margini di miglioramento. Dal 2011, l’esposizione urbana al PM2.5 è diminuita, ma oltre il 94% della popolazione urbana UE rimane esposta a concentrazioni superiori alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ecco quindi che, guardando ai limiti UE del 2030, il quadro cambia radicalmente. Se fossero in vigore oggi, solo il 60% delle stazioni rispetterebbe i parametri per il PM2.5, il 65% per il PM10, il 70% per l’NO2 e il 71% per l’ozono.

Ciò significa che una parte significativa delle attuali stazioni si troverebbe fuori norma. Questo tipo di divario tende ad ampliarsi in modo ulteriore se si confrontano i dati con le raccomandazioni dell’OMS, i cui livelli di sicurezza sanitaria sono più severi degli obiettivi UE 2030. Rispetto ai parametri OMS, oggi solo l’8% delle centraline europee sarebbe in regola per il PM2.5, il 36% per il PM10, il 30% per l’NO2 e appena il 2% per l’ozono. Per ridurre l’impatto sanitario, l’EEA sottolinea la necessità di un ventaglio di misure che coinvolgano diversi settori.

La combustione di carburanti è una fonte comune, ma la riduzione del rischio richiede un approccio combinato a causa della variabilità delle fonti specifiche per ciascun inquinante. Ad esempio, l’NO2 deriva principalmente dal traffico, concentrandosi nelle aree urbane.

Sebbene i trasporti contribuiscano anche al PM, la combustione domestica di combustibili solidi, l’agricoltura e le attività industriali sono fonti significative. In conclusione, i progressi nella lotta all’inquinamento sono evidenti, ma i nuovi limiti UE e, soprattutto, gli standard OMS, indicano che la strada da percorrere per una qualità dell’aria salubre è ancora lunga. È cruciale intensificare gli sforzi con politiche mirate e multisettoriali per avvicinarsi agli standard sanitari raccomandati.

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