Anche se non siamo ancora in piena estate è abbastanza chiaro che le persone si fossero già riversate sulle spiagge per godere finalmente del mare. Dopo 1 anno e mezzo terribile per tutta la razza umana, c’è voglia di spensieratezza e ritorno alla normalità. In questi mesi passati in quarantena si è proclamato molto spesso la pulizia del mare avvenuta a causa della chiusura di molte aziende. Ma con le riaperture repentine il sogno è durato pochissimo ed i delfini si sono nuovamente allontanati dalla costa. Il motivo? Beh lo conosciamo tutti, l’inquinamento che si stima stia uccidendo un enorme numero di tartarughe marine che ingeriscono le microplastiche.
È di fresca scrittura l’articolo da cui abbiamo preso lo spunto (FONTE in basso) che seppur l’umanità si sia fermata per un periodo di tempo, non è servito a molto sognare che qualcosa potesse cambiare. Infatti Vice in collaborazione con WWF Italia hanno deciso di dedicare una giornata alla pulizia di una spiaggia presa a campione. L’impegno è stato preso anche da Calzedonia e l’obiettivo spiagge pulite volta alla liberazione di 1.500.000mq di spiagge italiane. La prima spiaggia che subito ci farà riflettere, come sempre, sull’impatto umano sui mari è un angolo di Oasi del WWF sul golfo di Trieste.
Il primo rifiuto ad attirare la curiosità del fotografo, che ha poi fotografato tutti i rifiuti trovati mano a mano che procedesse la pulizia, è questo infradito divenuto subito simbolo della campagna. Anche se sembra essere divenuto la casa di molluschi e microrganismi, ricordiamoci che il materiale di cui è composto e che si sfibra nel mare è altamente inquinante e va a finire spesso nella pancia degli animali marini. Il responsabile del WWF fa un discorso introduttivo a tutti i presenti tra volontari e due sommozzatori che saranno impiegati per il fondale “Gran parte dell’inquinamento purtroppo non si vede, perché si deposita sul fondo marittimo. Noi tireremo fuori questi rifiuti degradati, e vedremo cosa accade alle plastiche quando si deteriorano. La spiaggia che pulirete oggi rimarrà tale solo fino a che non si depositeranno a riva nuovi residui. È un fenomeno che si verifica ciclicamente. Ripulire non ci lava la coscienza: senza una presa di coscienza e un’attività didattica sulla produzione di plastica a terra, il problema non si risolverà. Non si parla più di educazione ambientale, ma di educazione alla sostenibilità.” Infatti ci appelliamo alle sue parole nella speranza che l’educazione ambientale venga presa seriamente prima o poi. Per scoprire cosa è stato raccolto, seguite la fonte.