E’ di nuovo allarme tra gli scienziati che anche nel mese di febbraio documentano un ulteriore, progressivo, scioglimento del ghiaccio marino attorno all’Antardite. Dopo gli allarmi diffusi nel mese di dicembre e all’inizio di febbraio, adesso arrivano i risultati dell’ultima ricognizione di glaciologhi e oceanografi australiani e statunitensi che dimostrano che la superficie del ghiaccio è la più bassa mai registrata. Si tratta dell’ultimo dei dati registrati in questa caldissima estate australe che aumenta i timori per la salute del sesto continente che ospita il 90% del ghiaccio sulla Terra.
Secondo le ricerche degli scienziati dell’ente australiano di ricerca Csiro e della US National Oceanic and Atmospheric Administration, il ghiacciaio Totten, che sarebbe il più grande del continente, è esposto ad acque oceaniche più calde rispetto alle previsioni e per questo motivo è probaile che possa perdere stabilità.
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E sempre secondo la ricerca, l’insieme delle piattaforme di ghiaccio antartiche perde ogni anno fra 63 e 80 miliardi di tonnellate di massa, pari a 10 metri di spessore.
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Lo scioglimento dei ghiacci ai Poli potrebbe essere un indicatore del riscaldamento globale ma suscita preoccupazione soprattutto per le dirette conseguenze sull’innalzamento del livello dei mari e gli altri impatti climatici. Il dibattito scientifico su questi temi è ancora aperto ma è certo che questa tendenza richiede sforzi urgenti da parte di tutti i paesi per ridurre le emissioni di gas serra da carbone e altri combustibili fossili. Secondo l’oceanografo del Csiro, Steve Rintoul, saranno comunque necessari altri studi per comprendere se qualcuno degli eventi osservati in Antartide sia effettivamente attribuibile al riscaldamento globale.
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