L’Italia agli ultimi posti per la sostenibilità: ad affermarlo è lo studio Sustainable Governance Indicators del think tank Bertelsmann Stiftung che mette il Belpaese nella lista nera. Sotto accusa le carenti politiche per la famiglia, le pensioni, la lotta alla disoccupazione giovanile e la povertà. Insomma niente di nuovo per i cittadini italiani che conoscono bene la loro qualità di vita, decisamente peggiorata negli ultimi anni.
L’Italia occupa la posizione numero 42 nella classifica sulle attività dei governi e le riforme Sustainable Governance Indicators (SGI) del think tank tedesco Bertelsmann Stiftung che analizza quarantuno paesi Ocse ed Ue. Nemmeno a dirlo, ai primi posti della graduatoria, fanno capolino Svezia, Svizzera e Germania ovvero quei paesi che da sempre si sono contraddistinti per una particolare attenzione alla questione sostenibilità.
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Insomma tanto c’è ancora da fare, soprattutto dando uno sguardo agli altri Paesi che investono molto più del nostro nei settori della politica fiscale e occupazionale. Ma lo studio tedesco, stilando la classifica dei paesi più sostenibili, rimarca anche un’amara realtà: il ritorno ai bei tempi, quelli che hanno preceduto la crisi italiana, sono ancora molto lontani nonostante flebili segnali di ripresa si stiano registrando: per esempio, rispetto al 2014 l’Italia ha visto scendere la disoccupazione dal 12,9 al 12,1.
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E ancora, nel mercato del lavoro il Belpaese si colloca al ventottesimo posto rispetto al trentaquattresimo del 2014. Piccoli segnali ma troppo pochi per sperare in una celere scalata alla classifica. L’Italia ha ancora molto da lavorare.
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