UE, la Merkel protegge le auto, i colossi Mercedes, Audi e BMW, e saltano gli accordi sulla riduzione delle emissioni di CO2 del settore automobilistico su cui il Parlamento europeo lavorava da tempo e per i quali si era ormai pronti a stilare nuove norme.
La Merkel prima si nasconde dietro un dito (“abbiamo ricevuto i risultati delle contrattazioni all’ultimo minuto”), poi va al punto:
Dobbiamo coordinare gli obiettivi di politica ambientale con quelli di politica industriale, che riguardano anche l’occupazione.
Tutto questo affinché le norme volte a tutelare l’ambiente riducendo le emissioni di CO2 non “indeboliscano la nostra stessa base industriale”. Sembrava fatta per le nuove norme sulle riduzioni di emissioni di anidride carbonica, ma la Germania alza una paletta (su indicazione di alcune aziende) e blocca tutto.
Tutti contro la Germania, su questo punto? Non proprio, ma quasi. Sulle stesse posizioni della Germania troviamo infatti solo Slovacchia e Repubblica Ceca, due stati dove, come fa notare Mauro Meggiolaro su Il Fatto Quotidiano
guarda caso, hanno i loro stabilimenti anche importanti case automobilistiche tedesche (nella Repubblica Ceca ha sede Skoda, controllata da Volkswagen).
Gli accordi che avrebbero dovuto condurre a nuove norme europee erano destinati a imporre alle case automobilistiche la produzione di vetture con una migliore efficienza energetica a partire dal 2015. E pensare che con le nuove vetture secondo le stime i cittadini avrebbero risparmiato 500 euro all’anno in carburante, data la maggiore efficienza energetica dei veicoli.
Ci avrebbero guadagnato tutti dal punto di vista ambientale, ci avrebbero guadagnato quasi tutti i cittadini dal punto di vista del risparmio economico, ma le nuove norme non s’hanno da fare: forse se ne riparlerà a fine 2013, ma non c’è niente di certo, a parte il fatto che gli interessi di poche grandi aziende hanno bloccato misure utili a tutti i cittadini europei.
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