L’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia dell’UE per l’allevamento di galline ovaiole in gabbia: il nostro paese è l’unico assieme alla Grecia a non essersi adeguato alle direttive sulla maggiore dimensione delle gabbie e sulle misure per un migliore benessere degli animali.
L’Italia, come accennato, è stata deferita alla Corte di Giustizia Europea, un’altra volta. In questo caso il deferimento è collegato al mancato adeguamento del nostro paese alle direttive che imponevano un maggior spazio minimo per le galline in gabbia, la possibilità di razzolare, di fare il nido e di appollaiarsi.
La decisione europea non giunge inaspettata: il 26 gennaio l’UE aveva infatti inviato un ultimatum a tutti gli stati affinché provvedessero quantomeno a un adeguamento d’urgenza. Ma dall’Italia e dalla Grecia, nessun cambiamento. Gli uffici sanitari E hanno quindi comunicato che il nostro stato non ha ancora
attuato correttamente la direttiva che introduce nuovi criteri sulla dimensione delle gabbie e sulle condizioni di allevamento per garantire il benessere degli animali.
Le nuove dimensioni minime delle gabbie sono pari a 750 cm quadrati e le stesse devono presentare un nido, lettiere e posatoi nonché mezzi per l’accorciamento delle unghie.
Peraltro al momento ci si trova con uova commercializzate legalmente che tuttavia sono state prodotte nelle vecchie gabbie e quindi, in teoria, non tanto legali. Il nostro paese si segnala quindi per la mancata attuazioni di direttive che non sono state studiate nel 2012 o nel 2011. Nemmeno nel 2010. Come hanno sottolineato i responsabili europei gli stati hanno avuto 12 anni per adeguarsi, ma in Italia e in Grecia non sono bastati.
Inutile dire che gli animalisti, che in realtà preferirebbero non sentir parlare affatto di gabbie, non possono che essere estremamente delusi da questa mancanza istituzionale verso una questione che riguarda la salute degli animali ma anche quella delle persone.
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