Acqua inquinata per oltre 400mila abitanti. E’ quello che sta succedendo in Calabria, dall’invaso della diga dell’Alaco, l’acqua inquinata arriva in 88 comuni. Per la regione è potabile, ma chi ha la possibilità, non usa quell’acqua nemmeno per lavarsi.
Una situazione da terzo mondo, dopo le tantissime denunce arrivate, la procura di Vibo Valentia ha dovuto prendere provvedimenti: 57 apparati idrici sono stati sigillati. Secondo l’inchiesta del sostituto Michele Sirgiovanni, qualcuno non si è preso le dovute responsabilità e l’allarme non è stato lanciato in tempo.
Gli investigatori del Nas e del Reparto operativo dell’Arma hanno già sequestrato interi faldoni di carte in diversi enti ed è a rischio il futuro della Sorical, la società che gestisce l’acqua nella Regione. Tra notifiche ed avvisi di garanzia ci sono ventisei indagati e tra questi figura anche Sergio Abramo, l’attuale sindaco di Catanzaro. Dalle inchieste e dagli accertamenti sono emersi dettagli particolarmente inquietanti. Da una relazione del capitano dei Carabinieri Giovanni Trifilò si legge:
Presenza di ruggine, escrementi ed animali, inadeguatezza dell’intero sistema di potabilizzazione dell’invaso dell’Alaco alle linee di adduzione e distruzione ai serbatoi di accumulo, alcuni dei quali gestiti dalla Sorical, altri direttamente dai Comuni interessati.
Lo stesso pm Sirgiovanni aveva dato il via ad altri accertamenti dopo aver ricevuto svariate segnalazioni ed aveva già parlato di grandi carenze igienico sanitarie e strutturali. Si sono mobilitati anche i cittadini e le associazioni ambientaliste, che richiedono la chiusura della Sorical:
La diga sull’Alaco ha rappresentato negli anni un caso esemplare di sprechi ed inefficienze: lavori infiniti, finanziamenti bloccati, interrogazioni parlamentari, carte sparite, costi lievitati a dismisura. Da quando poi la Sorical ha allungato i suoi tentacoli, a circa 400.000 persone in 88 comuni di tutta la Calabria è stato negato il diritto all’acqua, perché dai loro rubinetti scorre un liquido maleodorante ed infetto, pompato da un lago malato, ex discarica a cielo aperto mai realmente bonificata.
La Regione Calabria sostiene, al contrario, che l’acqua dell’Alaco è potabile e l’allarme sarebbe quindi ingiustificato. Non sono d’accordo, però, i cittadini che vedono scorrere dal lavandino acqua scura e maleodorante.
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