Scandalo pellicce tossiche, i capi vengono ritirati dal commercio

di Redazione 600 views0

 Lo scandalo delle pellicce tossiche scoperto dalla LAV genera le prime conseguenze in Italia: l’azienda Il Gufo annuncia il ritiro immediato dal commercio del Giaccone Piuma per bambini di 18 mesi, in cui sono stati riscontrate sostanze chimiche in concentrazioni molto superiori al consentito.

La LAV nella sua nuova campagna Toxic-Fur contro le pellicce ha fatto analizzare una serie di capi per bambini, in pelliccia o con inserti in pelliccia, di 5 aziende italiane anche molto note (con capi in vendita a Milano, Monza, Roma, e tramite internet) portando alla luce diversi valori fuori dalla norma: sostanze chimiche pericolose in grandi concentrazioni potenzialmente nocive per la salute dei bambini. In particolare il Giaccone Piuma dell’azienda Il Gufo è stato ritirato dal commercio (con una recente comunicazione da parte dei responsabili) in quanto in esso si sono riscontrati valori di formaldeide fino a 10 volte superiori rispetto agli standard industriali di sicurezza nonché molte altre sostanze potenzialmente cancerogene o comunque tossiche come il Pentaclorofenolo, il Cromo, l’Alluminio, il Piombo, il Nonilfenolo etossilato, il Naftalene e il Fenantrene.

Il Giaccone Piuma è un capo con inserti in pelliccia Murmasky, ovvero di cane e procione ed è (o per meglio dire era) destinato ai bambini di 1 un anno e mezzo. Questo è solo un caso isolato? I rischi in realtà sono sempre grossi, poiché la filiera dell’industria di produzione delle pellicce utilizza sempre in gran quantità sostanze catalogate anche come CMR. CMR, ovvero cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione. Simone Pavesi, il responsabile della campagna organizzata dalla LAV (Lega Anti Vivisezione), ha definito responsabile la decisione da parte de Il Gufo di ritirare immediatamente il prodotto dal mercato, ma ha aggiunto:

per evitare d’incorrere nuovamente in un rischio ‘tossico’ è necessario rinunciare definitivamente all’uso di pelliccia animale: una scelta che avrebbe un grande valore sia ambientale che etico.

Photo credits | Piotr Zigulsky su Flickr

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