Arriva il via libera del governo Monti al decreto legge Salva-Ilva che permette all’impianto di ripartire con la produzione, ma subito si scatenano le polemiche. Mentre l’Ilva riapre la procura promette una dura battaglia al provvedimento deciso dal governo.
L’Ilva riapre tra grandi polemiche: il Consiglio dei ministri ha varato ieri il decreto legge Monti per l’Ilva, che consente la riapertura dell’impianto e la ripresa della produzione, ma la risposta della procura non si fa attendere nemmeno per un momento. Sarà dura battaglia, stando alle dichiarazioni rilasciate. Da un lato abbiamo le dichiarazioni di Monti, che ha voluto sottolineare come il decreto varato non sia un dl Salva-Ilva ma un decreto “salva ambiente, salute e lavoro”, quelle del ministro per lo sviluppo Corrado Passera che ha chiarito come nel provvedimento vi siano misure in grado di togliere enorme valore allo stabilimento se i responsabili non rispetteranno quanto previsto dalla legge, e infine quelle di Clini, che ha aggiunto come oltre alle sanzioni previste ve ne sia ora un’altra in grado di coprire fino al 10% del fatturato annuo dell’Ilva, come a dire: costringeremo l’Ilva a risanarsi.
Ma nonostante le parole spese allo scetticismo e all’insoddisfazione degli ambientalisti e di tutti coloro che volevano il risanamento dell’impianto subito si aggiunge la rabbia della magistratura: lo scontro si fa ancora più aspro che in passato. Il Gip di Taranto Patrizia Todisco, per cominciare, ha negato il dissequestro degli impianti, dopodiché ha rilasciato dichiarazioni durissime:
È un fatto incontrovertibile che l’attività produttiva dell’Ilva sia tuttora, allo stato attuale degli impianti e delle aree in sequestro, altamente pericolosa per la salute dei lavoratori e dei cittadini dei vicini centri abitati. Ed è del pari evidente che dell’attualità del pericolo e della attualità delle gravi conseguenze dannose per la salute e l’ambiente, ascrivibile alle emissioni tossiche derivanti dall’attività dell’area a caldo del siderurgico tarantino, la nuova Aia non si preoccupa affatto, posto che l’esercizio dell’attività produttiva non è stato subordinato alla preventiva, immediata e completa attuazione delle misure necessarie a far sì che per produrre acciaio non si provochi malattia e morte, come avviene tuttora.
Il Gip di Taranto ha quindi spiegato in estrema sintesi perché l’Aia per l’Ilva non risulti adeguata alla situazione di emergenza in cui versa la città:
I tempi di realizzazione delle misure prescritte dalla nuova Aia risultano incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela della salute della popolazione locale e dei lavoratori, tutela che non può essere sospesa senza incorrere in una inammissibile violazione dei principi costituzionali.
Ma cosa farà la magistratura per dare battaglia al governo su questo decreto? Fonti giudiziarie hanno già rivelato che la procura sarebbe intenzionata a sollevare davanti al tribunale del riesame l’eccezione di incostituzionalità del decreto varato dal governo, oppure di puntare sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. La procura non si lascia intimidire dal governo: sarà battaglia.
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